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venerdì 3 febbraio 2012

Viaggio nel Romanico della Renania-Palatinato e della Vestfalia 2007

Viaggio nel Romanico della Renania-Palatinato e della Vestfalia Giugno 2007
mercoledì 22 ottobre 2008, 0.36.26 | occhidoro
Viaggio nel Romanico della Renania-Palatinato e della Vestfalia
Giugno 2007





Il Reno
Questa è la cronaca di un viaggio lungo il fiume Reno. Che cosa c’entra il fiume Reno con un viaggio per chiese romaniche tedesche nelle regioni citate? Forse niente o forse tutto, per la sua onnipresenza lungo tutto il percorso, con le chiese che fanno a gara per accaparrarsi la migliore inquadratura sulle sue turbinose acque. Forse perché se non ci fosse stato lui questi monumenti, questi giganti nati dal genio dei nostri antenati, che non si comprende come abbiano fatto a progettarle ed a tirarle su, sarebbero nati altrove, distanti tra loro e non avrebbero influenzato con il loro stile, le loro soluzioni, gli edifici successivi, creando modelli costruttivi le cui evoluzioni noi siamo andati a cercare. Il Fiume infatti è stato il cordone ombelicale che ha unito tutta l’edilizia delle sue chiese lungo i circa 200 chilometri del suo percorso da Spira a Colonia,. E questo tragitto è cosparso di monumenti che hanno coperto tutte le epoche del Romanico, a partire dal Carolingio della un po’ defilata Aquisgrana al Pre-romanico, al Proto­romanico, al Romanico maturo fino ad alcune contaminazioni con anticipazioni gotiche. E, poiché i committenti erano vescovi potentissimi o gli stessi imperatori, le soluzioni architettoniche adottate facevano scuola, quantomeno in tutto il territorio da loro amministrato. Così si ritrovano testimonianze dei loro schemi costruttivi anche a Treviri a Strasburgo, a Maastricht. Ed alla costruzione di questi mastodonti, di dimensioni esagerate per loro ma non per Colui per cui erano innalzati, contribuirono tutti i fedeli spinti da rinnovata fede sulla spinta del movimento cluniacense. Il fascino di questi luoghi lungo il fiume è noto da sempre e non a caso essi sono stati abitati dagli stessi romani che, a parte le esigenze difensive, avevano costruito, negli stessi luoghi che oggi si chiamano Worms, Magonza, Coblenza, Colonia, città fortificate splendide e molto frequentate dagli stessi imperatori e loro consorti. Questo enorme serpente d’acqua che ci ha accompagnato lungo tutto l’itinerario del nostro viaggio ha una portata d’acqua considerevole anche nella parte più a monte da noi toccata – presso Spira -. Qui scorre placido lungo una campagna pianeggiante coltivata a vigneti o boscosa. Insoliti filari di alberi emergono a tratti lungo il suo letto, cresciuti su lunghe isole affioranti. Lungo il percorso le sponde si alzano progressivamente ed il paesaggio cambia di conseguenza. Anche Lui cambia aspetto diventando più turbinoso, fino a Loreley, dove, per via dei naufragi che le sue acque provocavano, ha ispirato una leggenda simile a quella delle Sirene di Ulisse. Lungo il percorso, oltre alle città da noi visitate e che ospitano i monumenti che ci hanno spinto a questo viaggio, il Fiume è immacolato, le sue sponde per lunghi tratti quasi non avvertono la presenza umana e i rari villaggi incastonati qua e là in strette valli tra le alture delle sponde, sono eccezioni gradite perché spezzano la selvaggia monotonia del paesaggio e aggiungono le loro geometrie tipiche dell’edilizia tedesca con tetti spioventi in ardesia, su pareti tipiche in graticcio di legno e, qua e là, svettano torri di chiese romaniche o costruite su modello romanico. E la sua immacolata selvaggia natura fa rivivere intatte le leggende e i miti dei Nibelunghi, dei Giganti forgiatori dell’oro nel fondo del Reno, degli eroi puri come Sigfrido e delle Figlie del Reno come Brunilde. Il confine tra storia e leggenda è sfumato perché alcuni personaggi, alcune regine con questi nomi sarebbero effettivamente vissute tra le popolazioni barbare della riva destra non ancora civilizzate. E tutte queste reminiscenze ed evocazioni sono accompagnate, per un musicofilo come me, dalle note delle musiche wagneriane che il turbinio delle acque del fiume sembra riecheggiare. Il Fiume restituisce intatte queste evocazioni con i boschi che lo fiancheggiano, con le esili isole alberate, con i gorghi terrificanti che l’acqua descrive, con le torri di avvistamento, solitarie testimonianze della presenza umana, con i castelli, con i borghi solitari che lo fiancheggiano. E nella luce opaca di un cielo brumoso ti sembra di veder emergere dalle sue acque le Ninfe, Figlie del Reno. Mentre lunghissime chiatte, battelli pieni di turisti e piccoli traghetti che fanno la spola tra le due rive senza ponti, ed una frequentatissima linea ferroviaria, sulla riva destra, quella che percorriamo noi da Magonza a Coblenza, ti ricordano che siamo nel ventunesimo secolo, con le sue convulse esigenze ed i suoi frastuoni. Le città, che abbiamo visitato e che conservano i magnifici mastodonti per i quali il viaggio è stato voluto, sono a loro volta dei gioielli per vedere i quali da soli varrebbe la pena di spostarsi verso questi luoghi. Purtroppo la visita a questi centri è stata sacrificata alla priorità che ci siamo dati e solo Colonia meriterà qualche attenzione in più per la presenza programmata di ben quattro giorni. Anche se ci sono sfuggite, per mancanza di tempo ben quattro chiese romaniche delle dodici presenti in questa città.
Note sull’architettura del Romanico renano
Dovendo riportare in dettaglio note, considerazioni e confronti sulle chiese romaniche renane, è utile una ricapitolazione sugli elementi strutturali che incontreremo e sulle loro trasformazioni. La chiesa romanica è sempre orientata con il corpo longitudinale in direzione Est-Ovest, con l’altare e quindi l’abside, ad oriente, verso la luce anche simbolicamente intesa. Il lato opposto, il lato occidentale, generalmente funge da ingresso dei fedeli che quindi sono nel buio del peccato e si dirigono verso la Luce di Oriente. Tuttavia, proprio nell’edilizia tedesca gli ingressi dei fedeli si trovano spesso in modeste aperture laterali o in fondo ai transetti. I motivi sono: eventuale presenza di una doppia abside e probabilmente doppio altare, quindi anche sul lato occidentale (Worms); presenza, nella versione originale, di un Corpo occidentale (Westwerk) poi abbattuto (Spira). In effetti nell’area da noi visitata sono sopravvissuti pochi Westwerk, come a Maria Laach ed a San Pantaleone. Nel resto della Germania ne sopravvivono solo alcuni: a Corvey o a San Michele a Hildesheim, molto più a Nord, in Bassa Sassonia, presso Brema.


Westwerk



I Westwerk, comuni nell’edilizia carolingia e pre e protoromantica, avevano funzioni civili quale la presenza di un presidio difensivo, di amministrazione della giustizia e funzioni amministrative. Si ricordi infatti che, proprio in Germania, i vescovi erano spesso i signori del territorio della diocesi e, quindi, quivi attendevano a tutte le loro funzioni civili e religiose. Erano anche dimore degli imperatori quando questi si recavano in queste località. Per via delle trasformazioni subite dalla parte occidentale nel corso dei secoli, con l’abbattimento dei Westwerk, oggi la parte esterna più interessante da visitare, nelle chiese tedesche, è la parte absidale, con il gioco dei volumi e dello slancio verticale di abside, presbiterio, torre della crociera e torri scalarie laterali, oltre ad archi e finestre e merlature che avevano funzione ornamentale. L’esterno è sempre caratterizzato dalla presenza di più torri, fino a sei, di cui quattro laterali più piccole, ma molto alte, con funzione di sostegno della navata, di avvistamento difensivo ed estetica. Si chiamano anche torri scalarie perché contengono le scale che consentono l’accesso ai piani alti della chiesa. Possono essere di varia forma e dimensione. Poi, immancabile, una torre sulla crociera, in corrispondenza dell’incontro del transetto con la navata centrale. Questa è più bassa ma più larga e generalmente ottagonale, ma non mancano torri quadrate o esagonali. Spesso è presente anche una torre sul lato occidentale. Non tutte sono sempre presenti: Santa Maria in Campidoglio a Colonia ha solo due torri scalarie sul lato occidentale. Tutte queste strutture svettanti sono riccamente adornate con archi ciechi, finestre di varia forma e dimensione. Immancabile la serie di archetti decorativi sostenuti da colonnine, sotto l’attacco del tetto. Generalmente questi individuano un camminamento basso detto anche matroneo nano. La chiesa tedesca, e renana in particolare, è generalmente a pianta basilicale, vale a dire a tre navate, di cui la centrale alta il doppio delle laterali, e prende luce: le navate laterali, da finestre ricavate sulle pareti esterne; la navata centrale da finestre poste in alto prima dell’attacco della volta, dette cleristorio. Il luogo di incrocio della navata centrale con il transetto è la crociera a pianta quadrata, sulla quale, come detto, generalmente è la torre della crociera. Il problema architettonico di raccordare la forma quadrata della crociera con quella ottagonale della torre è risolto con delle nicchie ricavate ai quattro angoli della crociera, dette trombe. In fondo ci può essere direttamente l’abside semicircolare o di forma poligonale oppure si trova uno spazio rettangolare intermedio detto coro o presbiterio. La cosa è controversa ed a complicarla c’è da dire che anche la crociera talvolta è detta coro. Queste ambiguità dipendono dalla sistemazione dei prelati e del coro durante funzioni religiose svolte in questi ambienti contigui. Queste sono mutate nel tempo. L’altare, molto semplice, all’epoca era in corrispondenza dell’abside ed il prelato officiava rivolto verso i fedeli, oggi lo troviamo più spesso al centro della crociera che diventa così il punto più importante della chiesa. L’articolazione delle pareti della navata centrale caratterizza la bellezza e l’importanza di una chiesa romanica. In una chiesa molto ricca contenente tutti gli elementi (il condizionale d’obbligo ci dice che nelle chiese renane questi elementi architettonici non sono mai presenti tutti insieme): in basso le arcate rette da pilastri più o meno articolati; al di sopra il triforio, costituito generalmente da una serie di archetti ciechi retti da colonnine, con funzione ornamentale; al piano superiore il matroneo, corridoio abitabile che si affaccia sulla navata con archi retti da colonne; più in alto le finestre del cleristorio. Questi elementi, triforio e matroneo, possono continuare sia in fondo al lato Ovest della navata che nel transetto, nel coro e nell’abside. Ma questa monotonia non si ritrova quasi mai, perchè gli architetti dell’epoca hanno utilizzato questi elementi armonizzandoli al meglio e realizzando, in alcuni casi, dei piccoli capolavori, alcuni dei quali sono in chiese da noi visitate. Un capolavoro assoluto in questo senso è considerato il matroneo del transetto della chiesa di San Michele a Hildesheim, detto “Matroneo degli Angeli”, fuori dal nostro itinerario. I pilastri possono essere a base quadrata, molto semplici, oppure articolati – fasciati
-con lesene – sporgenze rettangolari -, semicolonne addossate o colonne appoggiate. Generalmente questi elementi si raccordano agli archi delle campate ed ai costoloni della volta. La volta delle navate laterali è sempre in muratura a botte o a vela. Quella della navata centrale era originariamente quasi sempre in legno piana o a capriate, spesso però ancora prima della fine della costruzione della chiesa la navata veniva voltata (Spira). Ad ogni modo nessuna volta in legno è giunta fino a noi. La navata centrale può essere divisa in campate, individuate da archi traversi. Queste possono essere corrispondenti ad ogni pilastro sia per le navate laterali che per quella centrale, oppure, per la navata centrale a pilastri alterni. Questa soluzione è definita sistema obbligato o alternato (Spira). La crociera può essere la continuazione della navata centrale, al punto da non essere distinguibile dal fondo della navata, oppure messa in evidenza dal restringimento dell’arco di trionfo – arco trasversale che immette nella crociera -, che interrompe il filo della navata. Questa crociera è detta strozzata o isolata. Tra le chiese da noi visitate abbiamo incontrato splendide soluzioni ai quattro pilastri della crociera. Il transetto può continuare le articolazioni della navata centrale oppure avere soluzioni diverse. Può essere absidato e può essere costituito dalla sola abside in tal caso la pianta della chiesa assume una forma a trifoglio con la sola navata centrale più lunga (Santa Maria in Campidoglio).
Il viaggio
In un’epoca in cui tutto ciò che ha più di dieci anni è vecchio ed obsoleto, tranne i gruppi rock che, in assenza di nuove proposte musicali, vivono una insperata seconda vita di successi e di fan, ed in una stagione dell’anno in cui, agli imbarchi degli aeroporti, vedi festose famiglie vestite di variopinte e succinte camiciole, con ai piedi quelle orribili pantofole da corsia in plastica, di gran moda, dirigersi già armati di palette e secchielli, verso mete esotiche, alla ricerca di spiagge bianchissime e mari trasparenti, un’anziana coppia torna dopo altre 40 anni nelle regioni tedesche della Renania e della Vestfalia, sfidando pioggia e freddo, non insoliti da queste parti, nemmeno in questa stagione, dove il sole però, quando c’è, fa le ore piccole. Le motivazioni del viaggio sono così insolite: visita alle chiese romaniche della zona, che è meglio non raccontarle a vicini e conoscenti. Ma, si sa, la cultura ha i suoi costi, anche in termini di accettazione. Dopo un inverno trascorso tra testi di Storia Universale, tomi dedicati al Medioevo e testi di Storia dell’Architettura, periodo Romanico, l’entusiasmo delle fresche letture vorrebbe che l’itinerario comprendesse tutte le tipologie architettoniche del periodo in esame, che però sono fortemente territoriali e quindi costringerebbe a saltare come dei grilli tra il Domaine Royale, la Renania, la Normandia, la Provenza, la Castiglia, le Asturie, senza escludere la gran parte dell’Italia che, a proposito di Romanico, ne ha da mostrare. Alla fine, scarta qua, togli la, perché troppo lontani tra loro per il tempo a disposizione e per il mezzo che si è deciso di utilizzare, l’auto a noleggio, ci si accorge che la più alta concentrazione di chiese romaniche, tra quelle che hanno segnato la storia d’Europa, la storia della Chiesa e quella dell’Architettura medioevale, si trova lungo il medio corso del Reno. Si traccia un possibile itinerario, lo si cadenza per giornate di visita e pernottamenti. Lunghe discussioni e ripensamenti precedono la partenza, soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento da indossare e portare. Marisa propende e veste un tailleur di lino. Io dico che da quelle parti questa stoffa non esiste, come dimostrano le mise dei turisti tedeschi che affollano l’isola d’Ischia. Alla fine si decide di vestirsi a cipolla, a strati sovrapponibili in funzione del clima trovato. Le previsioni del tempo, consultate sia in Tv che su Internet, sono le peggiori; l’Europa è tagliata in due, al Sud fa caldo torrido, per un’alta pressione africana che staziona da settimane sul nostro Paese, mentre corpi nuvolosi di natura ciclonica percorrono i cieli delle regioni che andremo a visitare, portando pioggia e freddo.
Il viaggio è organizzato secondo la seguente successione:
Partenza da Capodichino il 24 giugno per Francoforte, volo Alitalia con scalo a Malpensa, noleggio di un’auto della Hertz;Spostamento a Magonza, Mainz per i tedeschi, dove ci si ferma per due notti;Spostamento a Coblenza e un pernottamento in questa città;Passaggio per Bonn, senza sosta;Spostamento a Colonia, con quattro pernottamenti;Ritorno da Francoforte il giorno primo luglio, con volo Alitalia, con scalo ancora a Malpensa.Il tutto organizzato e prenotato dall’Agenzia Aladino Viaggi di Via Cilea a Napoli.

 
1° giorno, 24 giugno
L’aereo decolla regolarmente dall’aeroporto di Capodichino, affollato come sempre e, dall’oblò si osserva la splendida costa di Posillipo e dei Campi Flegrei mentre una scia continua di imbarcazioni solca il tragitto tra Napoli e le isole flegree, in una giornata di piena estate. Scalo a Malpensa e alle 14,30 si vola verso Francoforte. Arrivo in perfetto orario alle 16. Alla Hertz ritiriamo una Clio gagliarda e subito via verso Magonza.
Si nota subito la differenza tra l’orientarsi sulle autostrade, segnalate ottimamente e il districarsi all’interno delle città, anche le più piccole, tutte con enormi sobborghi anonimi e indefiniti e con segnaletica stradale praticamente inesistente. In qualche modo raggiungiamo il nostro albergo, l’Hilton, in pieno centro. Penso che l’albergo sia degli anni settanta per la presenza di un grande lampadario di Venini simile al nostro.
E poi Venini non l’ha più prodotto.Nel periodo di fine giugno-primi di luglio Magonza ospita una festa paesana con bancarelle e fast-food improvvisati, presi d’assalto dai locali che fanno fuori hamburger e polli allo spiedo con patatine, accompagnati da enormi boccali di birra, unica bevanda dei tedeschi. Il tutto si svolge intorno alla splendida cattedrale,manco a dirlo, romanica, che visiteremo l’indomani, con ramificazioni fin presso il nostro albergo, in riva al Reno. Cena nei pressi del museo Gutenberg, nativo di qui, ricordato con dei grandi pannelli che riproducono i tipi delle sue prime stampe.


Tipo di stamapa di Gutenberg

A cena si concretizza un’altra mia preoccupazione: il latte o derivati negli alimenti. “No milk, no cheese”. Stasera ci è andata bene, la ragazza capisce e il cuoco esegue. Per precauzione comunque, ci atterremo a primi all’italiana, sempre presenti nei menù, e bistecche o filetti ai ferri con immancabili patatine ed insalata. Di solito le portate, anche una porzione in due, sono sovrabbondanti e i prezzi contenuti.
2° giorno, 25 giugno.
Giornata intensa con visite a Spira, Worms e Magonza. Era prevista anche un’escursione nella “valle dei vini”, ma il tempo a disposizione non lo ha consentito.
L’itinerario nel Romanico inizia, come da programma, con l’escursione a Spira, Speyer per i tedeschi, a circa 60 km da Magonza, risalendo il Reno verso sud. Il percorso è molto suggestivo per la presenza costante del Reno che costeggiamo sulla riva sinistra e per le coltivazioni di viti lungo tutto il precorso. L’escursione lungo la “Via dei vini” è cancellata, ma, da quanto vediamo lungo il tragitto Magonza-Spira, dev’essere magnifico. In effetti ci dicono che qui si produce solo vino bianco o, al massimo rosato, perché il clima non consente la maturazione dell’uva rossa. A me il vino bianco non interessa. Berrò però sempre vino rosso sfuso e lo troverò sempre ottimo (che sia italiano?). Un altro dei possibili problemi che ci angoscia e ci accompagnerà lungo tutto questo viaggio a tema è la possibilità di arrivare a destinazione dopo aver percorso varie decine di chilometri e trovare la chiesa chiusa per intervallo o per fine giornata. Ebbene, tranne pochi casi, le chiese aprono alle nove e chiudono alle 18-19, senza intervallo. E questo ci darà molta più libertà, come vedremo, perché, spostando la colazione più tardi, potremo allungare la mattinata, visitando più chiese prima che chiudano.

Spira



La città di Spira (Speier)

Cittadina deliziosa molto tranquilla e curata. La Cattedrale è in centro ma ben isolata da un giardino che ne consente la visita da tutti i lati.

1030-1061 (vedi Scheda Vikipedia)



Cattedrale di Spira

Il viaggio è stato impostato volutamente per iniziare la visita delle chiese romaniche partendo da questa cattedrale che ha dettato gli schemi del Romanico renano. Essasorse nella sede del potere della dinastia dei Salici e la sua costruzione fu iniziata da Corrado II il Salico e proseguita dai suoi successori Enrico III ed Enrico IV. Inoltre, la presenza delle spoglie di ben otto imperatori, alcuni con le consorti, dimostra quale peso abbia avuto tale chiesa ed il suo modello architettonico nella storia dell’architettura romanica.


Cattedrale di Spira, navata centrale



L’esterno si presenta gigantesco con sei torri, tre occidentali e tre orientali.All’interno la sensazione di grandiosità è mitigata dalla purezza delle linee senza fronzoli. La chiesa è molto luminosa e il colore giallo ocra e rosso mattone della pietra “di taglio” di arenaria con i colori mescolati in modo non uniforme, aumenta il fascino particolare dell’interno.La facciata attuale non è quella originaria. All’epoca infatti un corpo occidentale (Westwerk), un gigantesco fortilizio, precedeva la navata. Il duomo di Spira fu consacrato nel 1061 ma, vent’anni dopo, Enrico IV (quello che andò a Canossa) riprese la costruzione, chiamata Spira II.
Ritorniamo sui nostri passi in direzione Magonza e ci fermiamo, a circa 20 chilometri da Spira, a Worms.
Worms. L’area di Worms fu popolata in tempi molto antichi in un luogo ideale a causadella fertilità della piana del medio corso del Reno, su un percorso favorevole ai trasporti.I Celti chiamavano la loro città Borbetomagus. I Romani costruirono in questi luoghi un forte ai tempi di Augusto. Nacque subito una città che fu chiamata Civitas Vangionum, per via del nome degli abitanti, i Vangioni. Il nome sopravvive ancora oggi con Wonnegau, dato alla zona. Worms fu la residenza favorita di Brunilde, regina Merovingia, che fu uccisa nel 613. Durante il regno di Carlo Magno ebbe una posizione centrale per le continue presenze dell’Imperatore in questa città, la sua terza preferita dopo Hèristal ed Aquisgrana. La posizione centrale fu conservataanche sotto le dinastie dei Salici e degli Staufer Tra l’XI° e il XIII° secolo, Worms, con l’aiuto degli imperatori, diventò una delle città più importanti dell’Impero medioevale.E’ una città che ha avuto un gran peso nella storia. In particolare la Cattedrale èstata sede di importanti diete. Limitatamente al periodo medioevale, nel 1221 si tenne il “Concordato di Worms” tra l’Imperatore Enrico V e papa Callisto II che chiuse la “lotta per le investiture”, tra Impero e Chiesa. Per i melomani questa città è il luogo delle leggende dei Nibelunghi, popolo Vikingo, sceso dalla Scandinavia, con i personaggi di Sigfrido, Brunilde, Votan, eccetera, che, insieme al fiume Reno, riacquistano vita e musicalità nelle opere wagneriane. Anche questa cittadina, un po’ più grande di Spira, è molto graziosa. Qui incontriamo i primi italiani, gestori di un chioschetto bar, che ci servono il miglior caffé espressobevuto in Germania. Erano venuti per stare poco, stanno da sei anni e non hanno intenzione di andarsene.

Cattedrale di San Pietro a Worms (1125-1181) (vedi Scheda Wikipedia compilata dal sottoscritto)



Cattedrale di San Pietro a Worms, abside, stampa del 1824




Cattedrale di Worms, abside ad oriente

Le chiese romaniche tedesche, a differenza di quelle italiane, non hanno in genere una facciata che caratterizzi l’edificio. Spesso invece hanno due absidi contrappostee l’ingresso è laterale e di modeste dimensioni.


Cattedrale di Worms, interno



Questa imponente chiesa tardo-romanica, insieme con il Duomo di Magonza, come vedremo, ripete abbastanza fedelmente lo schema architettonico della Cattedrale di Spira: pianta basilicale, tre navate con campate scandite con “sistema obbligato”. Sei torri. La costruzione che oggi ammiriamo fu iniziata nel 1125. Il cleristorio è del 1160. Alla consacrazione del 1181 anche il coro occidentale era completato. La torre sulla crociera è identica a Spira che fu costruita poco tempo prima.Il complesso dell’abside occidentale con le torri che la sovrastano è la più famosa e bella realizzazione del periodo romanico germanico. E’, come Spira, in pietra arenaria, ma solo rossa sia all’esterno che all’interno. Per tale colore scuro, e forse anche perché le finestre sono più piccole, l’interno è meno luminoso e pone problemi di ripresa fotografica. Anche l’esterno è più cupo e serioso a causa anche della formazione di concrezioni scure sulle superfici.Le volte a vela della navata, alte 27 metri, sono costolonate. C’è un’asimmetria tra il lato nord e quello sud, ma anche lungo lo stesso lato della navata. Tutto questo non è frutto di ripensamenti ma dell’intenzione di non creare un effetto di ripetitivitàlungo la navata. La chiesa ha due absidi contrapposte. La doppia abside è dovuta alla contrapposizione, molto forte all’epoca della lotta per le investiture, tra Imperatoree Vescovo, l’uno sedeva nell’abside occidentale e l’altro in quella orientale. La cattedrale di Worms è anche caratterizzata dalla presenza di mostri in pietrache servivano a tenere lontano il Maligno.Per me è la chiesa più bella tra quelle visitate in Germania e rappresenta lo stereotipo di chiesa romanica per antonomasia.


Le chiese sono tutte orientate con l’altare ad oriente, dal lato dove sorge il sole, laluce, la verità. L’ingresso, quando non è laterale, è ad occidente, il lato del tramonto del buio del peccato. Così il Cristiano, che è nel buio del peccato, ad occidente, entranella chiesa e si dirige verso oriente, verso la luce del Divino.
Quindi l’abside, se è una sola, è sempre sul lato orientale della chiesa.
A causa della mancanza di una facciata (quando c’è è successiva ed insignificante, la chiesa romanica tedesca si guarda dal di dietro, a differenza di quelle italiane che si guardano sul davanti.
E’ l’abside la parte più interessante dell’architettura della chiesa tedesca. Essa può essere di forma semicircolare o poligonale.
Un’altra caratteristica delle grandi chiese renane tedesche, e che si mostra per prima all’attenzione del visitatore sono le torri. Generalmente sono sei: quattro sonoangolari rispetto al corpo della chiesa e contengono le scale di accesso ai piani superiori. Svettano altissime. Inoltre, sulla crociera di incontro tra la navata centrale ed il transetto vi è sempre una grande torre ottagonale, un’altra sul lato opposto, in corrispondenza dell’ingresso o dell’altra crociera, in caso di chiese a doppia abside.
Nel viaggio da vagabondo culturale, fatto con la mia consorte l’estate scorsa nelleregioni della Renania-Palatinato e nella Vestfalia, nel cuore del Romanico tedesco,abbiamo visitato le principali chiese romaniche di quei luoghi, a partire dal famoso Kaiser-dom di Spira, alle cattedrali di Magonza e Maria Laach e la cattedrale di san Pietro di Worms.
Questo gigante di pietra arenaria locale color rosso mattone di diverse sfumature
alto alla navata centrale 27 metri, seconda per altezza soltanto al duomo di Spira che la supera di soli 3 metri, risponde per me ai criteri della grande cattedrale romanica tedesca presenti nel mio immaginario.
Di questa grande chiesa, che ha due absidi, mi limiterò a descrivere ed evidenziare
l’abside occidentale che è considerata la più bella realizzazione di tutta
l’architettura romanica tedesca.
L’abside vera e propria è di forma emiottagonale ben sporgente, è molto alta ed è addossata alla torre occidentale, della stessa forma, altissima, che sembra continuarne lo slancio verso l’alto. Due torri scalarie cilindriche, uguali per altezza, ma non nei dettagli, stringono queste magnifiche strutture, facendone un complesso compatto i cui elementi gareggiano nello slancio verso il cielo.
Il primo livello dal basso dell’abside porta una coppia di archi ciechi per ogni lato dell’ottagono. Quattro rosoni di forma differente danno luce al fondo della chiesa. Il principale, di forma classica, ha dodici raggi, gli altri sono polilobati. Sotto lo spiovente del tetto in pietra una galleria nana con deliziose colonnine che reggono archetti, gira intorno all’abside.



Cattedrale di Worms, finestra

Cattedrale di Worms, lato orientale
Cattedrale di Worms, panoramica
Cattedrale di Worms, interno

Torniamo a Magonza, percorrendo i 60 chilometri circa che ci separano, nel primo pomeriggio. Come ho detto, non ci sono problemi ad orientarsi sulle autostrade; questi nascono all’ingresso nelle città. Anche i più piccoli centri sono cresciuti a dismisura con degli interland sterminati. Ora, se l’autostrada non penetra fino al centro, ma bisogna guadagnare un’uscita, tipo: Magonza Nord, Ovest o peggio nomi di quartieri, è sicuro che ti perdi. Allora ti rivolgi ad un passante, chiedi in un inglese arrangiato dove andare, tipo Zentrum o Hilton Hotel, che poi è noto a tutti perché enorme e in centro, e loro, molto gentili, ti rispondono nella loro lingua e un muro impenetrabile si alza tra te e loro. Perché l’uomo della strada generalmente non parla inglese, e tanto meno l’italiano, ma quello che gli manca è il linguaggio dei gesti. Ti dicono terza a destra e seconda a sinistra, nella loro lingua senza alzare un benedetto braccio, nemmeno un dito. Ringrazi e te ne vai. Lasciamo la macchina all’albergo e proseguiamo a piedi, mentre continua la festa paesana, ma il tempo sta peggiorando e comincia a far freddo. Giusto in tempo per visitare il Duomo.
Duomo di Magonza (975 le prime strutture, 1081-1137 completamento) (vedi Scheda Wikipedia)


Magonza (Mainz) Duomo


E’ in arenaria rossa, come Worms, ma più viva. Ha due absidi, di Santo Stefano adoriente, più antica e più semplice, a semicupola, e di San Martino ad occidente con finestroni alti e con volta costolonata; sei torri, quattro scalarie cilindriche ai lati del corpo longitudinale e due ottagonali. La torre occidentale è più ricca: otto livelli sopra il tetto della navata, ciascuno con finestre differenti e guglie alla sommità. Le torri circolari sono molto staccate dal corpo centrale.La chiesa fa parte, con le altre due chiese visitate in mattinata, della triadeimperiale e in sostanza si rifà all’architettura di Spira.
Magonza è considerata la capitale del vino renano, ma noi non troviamo vinerie e saremo costretti a comprare due bottiglie di vino rosso del luogo – come detto prevale il bianco – in un supermercato Lidle sulla strada per Coblenza, dove troviamo l’ONU dei vini: italiani, prevalentemente, australiani, cinesi, cileni, californiani spagnoli, francesi ed un solo tipo di vino renano. Una bottiglia è stata promessa a Cristian dell’Agenzia Aladino. Cena al ristorante presso il Museo Gutenberg.
3° giorno, 26 giugno
L’itinerario prevede il trasferimento a Coblenza percorrendo il Lungo-Reno destro, segnato dalle guide come panoramico
 



Filari di alberi sul Reno




 Il Lungo-Reno da Magonza a Coblenza
La città di Magonza è adagiata lungo la sponda sinistra del Reno che in quel tratto è molto largo e scorre tranquillo. Il nostro albergo, uno dei due Hilton che sono in centro, costeggia il fiume e dalla nostra stanza, al piano rialzato, sembra di stare sull’acqua. Nelle strade intorno alla Cattedrale si svolge una sagra paesana, come accade da noi. E’la tradizionale sagra di fine giugno, molto rinomata nel circondario. Le bancarelle vendono di tutto. Ma l’attrattiva principale sono quelle che cucinano al momento hamburger, wurstel e patatine, emanando d’intorno gli olezzi caratteristici. Il tutto ovviamente è innaffiato con fiumi di birra. E le bancarelle arrivano fin sulla riva del fiume. Ma il percorso pittoresco raccomandato dalle guide turistiche è sull’altra sponda, quella destra, lungo la strada che costeggia il fiume e ne segue le sinuosità. Il Reno, che qui è nel suo medio corso, presenta squarci eccezionali per bellezza ed evocazioni leggendarie, storiche e musicali. Già il tratto tra Worms e Magonza, più a monte, racconta la leggenda della regina Brunilde, dei Wikinghi, scesi dalla lontana Scandinavia e qui insediatisi, alimentando la saga dei Nibelunghi. La leggenda è stata musicata poeticamente dal ciclo wagneriano nella sua tetralogia con gli eroi Sigfrido, il dio Wotan, padre degli dei del Wahalla, dell’oro del Reno, custodito dalle figlie del Reno, dallle Walkirie e tutto il mondo rappresentato splendidamente dalle sue note.




Battello sul Reno
   
La natura selvaggia e, per lunghi tratti incontaminata, con fitte foreste, interrotte sporadicamente da borghi caratteristici di case in reticolato di legno, con antichi castelli, chiese con i loro campanili svettanti, tutti immersi in fittissimi boschi che si distendono sulle alture che vi si affacciano e che scendono fino a lambire e finanche ad immergersi delle sue acque, emergendo qua e la anche al centro dello stesso fiume.


Paesino caratteristico sul Reno



 E’ la natura, favorita da un clima eccezionalmente favorevole, che prorompe e stringe gli insediamenti dell’uomo, realizzando una eccezionale simbiosi tra presenza umana e natura. D’altronde il Fiume ha le sue esigenze: è turbinoso, serpeggiante e mette a dura prova la perizia dei naviganti che conducono chiatte lunghissime, stracariche di merci che sfidano i suoi flutti. In particolare presso la rocca di Loreley che ha ispirato leggende terribili, dove il fiume si stringe e serpeggia offrendo squarci stupendi.
Il tempo non ci aiuta nel giorno in cui percorriamo il Lungo-Reno, sulla riva destra, tra Magonza e Coblenza: piove a tratti ed è sempre coperto, e le nostre nuovissime Nikon strariche di magapixel, fanno il possibile per riprendere i riflessi di case, campanili e rocce che si affacciano sul corso del Reno. E, pure, siamo a fine giugno, ma da queste parti non è mai detta.
La strada è poco frequentata per la parallela presenza dell’autostrada Francoforte – Colonia, che percorreremo al ritorno. Così ci godiamo il Lungo-Reno con i suoi piccoli centri di villeggiatura e i punti di attracco di piccoli traghetti che collegano persone ed auto tra le due sponde del fiume. Infatti da Magonza a Coblenza non ci sono ponti. Ci sono anche specie di porticcioli per imbarcazioni da diporto. Che ci faranno con quelle barche su un fiume molto irrequieto ed inquinato!
Lungo tutto il percorso, suggestive torri di avvistamento, castelli, fortezze anche al centro del fiume, come il Ginger Mausetum e la fortezza di Pfalzgrafenstein del 1326 e poi cittadine pittoresche come Boppard.


Ginger Mausetum



Fortezza di Pfalzgrafensteln



Il fiume, a tratti, ha delle secche longitudinali che spesso non emergono. Emergono però i filari di alberi che hanno allignato su di esse e fa uno strano effetto la vista di questi filari di alberi che emergono dall’acqua in mezzo al fiume. Il traffico di merci su lunghissime chiatte è molto intenso. Alcune, composte da più pezzi, superano i trecento metri. E ci vuole una bravura particolare a pilotare quei serpentoni in quel tratto, dove il fiume si restringe, accelera vorticosamente e serpeggia.


Loreley
Loreley Siamo infatti nei pressi della rocca di Loreley alla cui pericolosità per i naviganti è legata una leggenda del tipo di quella delle sirene di Ulisse. Chissà se le due leggende sono indipendenti o qualcuno ha copiato.


Case a graticcio di legno
I tetti delle case, a differenza che a Magonza, non sono rossi, ma di ardesia. Per tale motivo il paesaggio cambia ed assume un aspetto nordico.


Coblenza tra Reno e Mosa

 Ma siamo già a Coblenza, punto di confluenza della Mosa col Reno. La terra che separa e assiste all’incontro tra i due fiumi è una splendida terrazza contornata di bitte, boe, pontili di attracco delle incessanti imbarcazioni che fanno la spola lungo i due fiumi, cariche di turisti estasiati per quanto questi luoghi offrono alla loro vista.


Coblenza, le bandiere dei lender tedeschi



Contornano la terrazza le bandiere dei Lander della Germania, compresa quella dell’Europa. Al centro campeggia una gigantesca statua equestre di Guglielmo I.
romaniche del Basso Reno.
A circa 30 chilometri ad ovest della città c’è un’altra perla del Romanico renano.


 Chiesa abbaziale di Maria Laach (1093 su ordine di Enrico II, qui sepolto -1220)



Chiesa abbaziale di Maria Laach




La chiesa abbaziale di Maria Laach è una delle più grandi ed importanti chiese
E’ meta incessante di pellegrinaggi devozionali da tutta la Germania ed è
caratterizzata dalla costruzione in materiale tufaceo color giallo ocra, mentre le
strutture portanti sono composte da pietra scura, come avviene nell'edilizia
napoletana dell'epoca con l'accoppiamento del tufo giallo napoletano, tenero, con il
piperno, grigio scuro, più duro, per le parti strutturali. Il risultato è di un complesso
in materiale tufaceo giallo contornato alle parti angolari, alle colonne ed agli archetti
sotto il tetto, da materiale lapideo scuro che gira e sottolinea tutta la struttura.




Chiesa abbaziale di Maria Laach, navata centrale




Chiesa abbaziale di Maria Laach, interno, organo







Chiesa abbaziale di Maria Laach, interno


Chiesa abbaziale di Maria Laach, controportale








Chiesa abbaziale di Maria Laach, capitelli

Una delle più eleganti chiese tra quelle visitate. L’abbazia, con chiesa annessa, si trova, isolata, su località collinare di origine vulcanica al cui centro c’è il “laach”. Nella valle, intorno al lago, prati con mucche dal manto marrone chiaro al pascolo e cornacchie provenienti dal fitto bosco che circonda lago ed abbazia.La caratteristica principale di questa chiesa è che le strutture portanti siaall’esterno che all’interno sono in pietra lavica basaltica scura, mentre le pareti e tutto il resto sono in arenaria giallo ocra o probabilmente banale tufo. Forse il motivo è lo stesso di quello che ha portato alle costruzioni in piperno e tufo o mattoni di cotto nell’edilizia napoletana, cioè il rinforzo delle parti portanti con materiale più resistente. Il risultato è di una bomboniera giallo ocra con semicolonne,costoloni e archetti ornamentali scuri, molto ben evidenziati e sottolineati che sembrano un ricamo continuo lungo tutta la struttura. Inoltre, tutti i ricami in pietrascura, le arcate cieche e i capitelli sono sottolineati con un filo di pittura rossa e gialla all’esterno e rossa, gialla e azzurra all’interno che accentua l’effetto ricamo. Una delizia! La navata centrale non rispetta il sistema obbligato di Spira ma ha una campata per ciascun arco della navata, così come per le navate laterali. Due absidi ai lati estremi della navata entrambe semicircolari, con mosaici di epoca successiva sulla volta dell’abside orientale. La chiesa custodisce il sarcofago diEnrico II con statua lignea, con viso di giovinetto, del 1200. Prezioso l’altare maggiore dell’epoca.Un atrio con colonne binate, con al centro una fontana retta da leoni che ricorda l’Alhambra di Granada, precede l’ingresso alla chiesa. Foto e notizie al riguardo sono riportate su questo stesso blog.Un complesso di sei torri svetta sulla chiesa, quattro scalarie: due quadrate ai lati del presbiterio ad est e due cilindriche ad ovest, agli estremi del transetto. La chiesa di Maria Laach è meta di pellegrinaggi devozionali, l’unica di tutte le chiese da noi visitate in Germania, infatti auto ed autobus con vecchi e vecchie babbione, come noi, affollavano il parcheggio e la chiesa.
E' interessante l'accostamento tra la fontana dei leoni di Maria Laach e analoga fontana all'Alhambra.


Fontana dei leoni di Maria Laach (Coblenza)



Fontana dei Leoni, Alhambra di Granada
foto Stefano Zuliani



Consumiamo la nostra parca colazione ai margini del bosco con vista sulle mucche marrone e sulle cornacchie e poi andiamo a Coblenza dove ci aspetta l’albergo Hoenzollen, come tutti, già prenotato dall’Agenzia.

Coblenza
Questa volta ci muniamo, prima di entrare in città, di mappa dettagliata e non abbiamo problemi di orientamento. Riposino e cena ad un ristorante nei pressi. La cameriera, una polacca che è stata sposata sei anni con un calabrese, parla italiano. Tutti gli stranieri parlano italiano, meglio aver a che fare con loro che con i tedeschi. Scegliamo un primo di pasta, con funghi gallinacci ed anche un secondo di carne condito con funghi uguali. Dico alla ragazza: con tutti questi boschi e questa pioggia, hai voglia a funghi. E lei, ma questi sono polacchi e della Serbia. La globalizzazione anche dei funghi!
4° giorno, 27 giugno
Fa molto freddo, abbiamo indossato tutto quello che abbiamo portato. Per pudore non dirò quello che indossavo. Risparmio la visita alla chiesa del Sacro Cuore perché è un pateracchio neoromanico del XIX secolo, ma ben fatto. Nonostante il freddo è una bella giornata. Dirò che Coblenza è una città stupenda. Il punto di incontro tra Reno e Mosa le conferisce una luminosità particolare.


Coblenza, lungoreno

Ci spostiamo sul piazzale del punto d’incontro tra Reno e Mosa, fiume di minore portata ma pur navigabile. Per la bella giornata un via vai di battelli turistici, con anche il pranzo a bordo, percorrono i due fiumi. So che si può fare anche la crociera sul Reno: dev’essere interessante. Attracchi sparsi lungo i due fiumi invitano alla escursione, che non faremo. Ci si potesse comprendere con i tedeschi, si potrebbe prendere un battello di linea, fare tre o quattro fermate del centro e prendere l’equivalente del ritorno. Ma chi li capisce? Potremmo invece ritrovarci su uno che va a Magonza e torna alla sera, meglio non rischiare. Il piazzale dove siamo è abbastanza frequentato e di lì è un bel-vedere i due fiumi. Sullo stesso piazzale, un po’ più arretrata è la basilica di San Kastor, Cattedrale di Coblenza.
Cattedrale di San Kastor (Secolo XII, costruita sui resti di una chiesa precedente).


Coblenza, Cattedrale di San Castor



All’esterno si osservano quattro torri quadrate, due sulla facciata in posizione avanzata e due sui lati dell’abside semicircolare. E’ prima chiesa senza almeno una torre centrale che abbiamo incontrato. Le quattro torri sono in tufo giallo e, allemodanature degli angoli, in pietra rossa, talvolta bianca. Bifore di colore scuro e cornicioni con sotto merlature di archetti sospesi arricchiscono l’esterno variopinto.L’interno è a due colori, grigio per le strutture portanti e bianco per le pareti. La navata centrale ed anche il transetto sono molto ampi. E’ adottato il sistema obbligato.
Bonn
L’altra volta andammo a vedere la casa di Beethoven, oggi, il centro storico, molto vivace e frequentato e, ovviamente, il Duomo.


Duomo di Bonn, abdide



Munster St. Martin, Duomo di Bonn (1150-1250) E’ una chiesa molto bella e ricca che presenta e riunisce caratteristiche già presenti nelle ultime chiese visitate: Esterno con cinque torri, due cilindriche sulla facciata, più piccole, due quadrate ai lati dell’abside semicircolare e una sulla crociera del transetto, ottagonale. Splendida la veduta d’assieme della parte orientale con l’abside addossata al presbiterio con tetto a doppio spiovente stretto ai lati dalle torri quadrate. Non siamo alla compattezza ed allo slancio verticale di Worms, ma è comunque un bel colpo d’occhio. L’interno è molto luminoso ed elegante. I pilastri sono in pietra grigia a fasci con semicolonne con capitelli dipinti in giallo e rosso anche all’interno delle arcate, a tutto sesto, mentre le lesene e le colonne che raggiungono la volta hanno capitelli anch’essi dipinti in giallo, rosso e blu, alla base della volta.
Abbiamo parcheggiato a pochi passi dal centro. Bisogna dire che qui, in pieno centro, come in tutte le città che abbiamo visitato e come vedremo a Colonia, la più grande delle città da noi toccate, il problema del parcheggio non esiste. La Germania ha adottato, evidentemente già da molto tempo e a prescindere dal colore dello schieramento politico, il principio che l’auto c’è e bisogna agevolarne l’uso. In sostanza, ha riempito le città ed in particolare i centri storici di un’infinità di parcheggi sia in piano che interrati che soprelevati, che consentono la sosta dovunque ti trovi, specie al centro. Quando descriverò Colonia riferirò di un’audacia incredibile da loro compiuta. E, per scoraggiare il parcheggio a raso, questi sono più cari. Il risultato è una facilità enorme di spostamento e sosta dell’auto e strade sempre sgombre. Per l’Italia, la non applicazione nemmeno della legge Tognoli sui parcheggi pertinenziali, è stata un’occasione eccezionale sprecata. Da noi è prevalso il principio della proibizione, dei divieti e i centri storici stanno morendo. Tuttavia qui la gente non disdegna di usare anche la bicicletta.



Facciamo colazione in una rosticceria prima di lasciare la città e dirigerci verso la vicina Colonia di cui ormai Bonn è diventata una periferia.
Colonia
Studiamo il percorso per non perderci, ma la città è ben collegata da autostrade anche in penetrazione verso il centro. Pur essendo il nostro albergo, l’Holiday Inn, non centralissimo, ma al limite della prima fascia, la più interna, delle grandi strade che girano intorno alla città, raggiungiamo facilmente la destinazione. L’albergo è sul limitare di un bosco cittadino, come ce ne sono altri specie nella seconda fascia. Ceniamo al ristorante dell’albergo, con un’enorme vetrata che guarda il bosco e, in particolare, un laghetto posto al centro e popolato di cigni, anatroccoli ed abbiamo visto anche una coppia di aironi. Nel lungo crepuscolo, durante tutto il tempo della cena, la luce del cielo si riflette sul lago rendendolo luminoso e facendogli perdere




Colonia, albergo Holiday Inn, laghetto


Ancora no cheese e no milk, ma ci portano gli spaghetti col parmigiano, così la richiesta ora sarà: no cheese, no milk, no parmesan. Molte strade hanno, ai lati o lungo i marciapiedi, piste ciclabili, questo già a Bonn, e i ciclisti sfrecciano da ogni parte. Per noi è molto insolito.
Abbiamo portato una borsa da spalla piena oltre che delle macchine fotografiche e della videocamera, anche di tutti gli alimentatori, compresi quelli dei telefonini. E, alla sera, prima di dormire stanchissimi, ricordati di mettere tutto sotto carica.

 
5° giorno, 28 giugno

Aquisgrana


Aquisgrana, Cappella Palatina, trono di Carlo Magno




E’ la località che segna la punta estrema del viaggio. In verità si era fatto anche un pensierino per Maastricht dove c’è il Duomo romanico, molto importante. Il traffico autostradale è molto veloce e intenso anche per chi frequenta la Tangenziale di Napoli. Rinunziamo a Maastricht anche perché il tempo è pessimo.


Aquisgrana, cappella Palatina


Cappella Palatina di Aquisgrana (787-804) (Vedi anche Scheda Wikipadia)
E’ una grande emozione visitare i luoghi dove è nata la storia recente dopo la cadutadell’Impero Romano e dove è nato il primo germe dell’Europa.
La cappella Palatina (oggi duomo del vescovado), come dice il nome stesso, era annessa al Palazzo di Carlo Magno e fu fatta da lui costruire prendendo a modello San Vitale a Ravenna. E’ la costruzione più grande ed importante di tutto il periodo carolingio, costruita da Carlo Magno intorno all’800 come cappella di corte della residenza preferita. Infatti, qui si curava i reumatismi con le acque termali. E’ tutta in pietra di taglio. Il nucleo centrale è a forma ottagonale molto alto e illuminato da otto finestre a tutto sesto poste sotto l’imposta della volta. Un grosso cornicione separa il piano basso da quello superiore. Una galleria anulare, con ambienti diversi, gira intorno al corpo centrale, con muro esterno a sedici lati. Questo impone soluzioni moltoarticolate per la volta della galleria, risolte con la tecnica della crociera, con volticciole sugli otto lati interni. Al piano terreno ad ovest c’è un atrio con portalecon un avancorpo fiancheggiato da due grosse torri rotonde che contengono le scale. Originariamente a queste strutture corrispondeva, dall’altro lato, un coro rettangolare. A nord, al posto dell’attuale municipio, c’era un lungo corridoio a due piani che congiungeva l’Aula Palatina di Carlo Magno, con la chiesa.Raffinate balaustre sono al livello del matroneo. Il trono dell’Imperatore è situato nel matroneo ed è fatto di semplice marmo.Al centro un candeliere donato da Federico I Barbarossa nel 1170.All’esterno si osservano, oltre alla struttura principale con cupola a otto spicchi, due alte torri una romanica, l’altra gotica con guglie e il lungo presbiterio con abside, gotici.


Aquisgrana, centro

La giornata fredda, meno di 10°C, e piovosa, con cielo cupo, rovina le nostre riprese di Aquisgrana sia dentro la Cappella Palatina che fuori. Ci fermiamo per colazione dopo aver esaminato attentamente le offerte di panifici, rosticcerie e pasticcerie. Marisa vorrebbe tutto. Effettivamente le vetrine sono molto invitanti.

Torniamo a Colonia in albergo per un riposino e, poi, in centro. Il tempo è migliorato. Parcheggiamo la macchina sotto il Duomo. La sorpresa annunciata era questa. Colonia è una groviera di parcheggi, sempre più numerosi man mano che ci si avvicina al centro. E il paradosso è che questi benedetti tedeschi hanno avuto il coraggio di scavare sotto quel mastodonte di pietra che è il Duomo, per ricavarne due parcheggi su due livelli ed un sottopassaggio stradale! Da non credere! E non temevano che gli crollasse tutto in testa o che le vibrazioni durante gli scavi lesionassero il prezioso monumento, risparmiato anche dagli Alleati durante la guerra? Quando si mettono in testa una cosa, chi li trattiene!


Colonia, Duomo



Colonia tra antico e modernoColonia è una città stupenda e piena di contraddizioni.. E’ adagiata sul Reno nel suo
basso corso, largo e tranquillo, a differenza del tratto a monte, stretto e turbinoso.
La città si distende tra le sue due rive, moderna e ben strutturata, con strade
larghe e concentriche, che distribuiscono bene tutto il traffico automobilistico che
dalla immensa periferia porta fino al suo centro.
D’altro canto il sistema dei trasporti è assicurato oltre che da strade larghe ed
autostrade tangenziali che la collegano rapidamente al grande sistema nazionale dei
trasporti, anche da una rete di parcheggi a raso, interrati e in strutture multipiano
apposite, con pedaggi differenziati che scoraggiano la sosta a raso. E’ incredibile, ma
i tedeschi hanno realizzato un parcheggio a due piani anche sotto il mastodontico
duomo, sfidando le leggi della statica degli edifici.
Logicamente il sistema di trasporti su ruota è integrato con una rete di
metropolitane e di trasporti di superficie che rendono agevole qualunque
spostamento.

La città è moderna, con edifici avveniristici in vetro e cemento, ma ha il cuore antico.
Con le sue 12 chiese romaniche è la patria in assoluto del Romanico tedesco, anche se
la sua icona è la cattedrale gotica..
I bombardamenti dell’ultima guerra hanno distrutto fino al 92%, del patrimonio
edilizio, non risparmiando le splendide testimonianze antiche. Ma i tenaci tedeschi
hanno saputo recuperare le più belle testimonianze del loro passato, che oggi si
possono ammirare come erano mille anni fa, senza le sovrastrutture barocche.
Così il panorama della città è quanto mai variegato, con edifici modernissimi nei quali
si rispecchiano guglie gotiche ed absidi romaniche.

Colonia, Museo Ludvig, sullo sfondo, il Duomo





Per gli appassionati di architettura romanica Colonia è una meta importante: conta ben dodici chiese di quell’epoca, tutte molto belle, alcune fondamentali nella storia dell’architettura. Prima di parlare delle chiese di Colonia, tuttavia, è doveroso dire che la città è stata distrutta al 90% dai bombardamenti anglo-americani durante l’ultima guerra. Il Duomo non fu risparmiato anzi subì ben 14 bombardamenti con crollo della volta della navata, ma la chiesa non collassò e fu ricostruita negli anni '50. Ciò che oggi visitiamo è una città moderna con molte chiese antiche ricostruite e restituite alla loro veste originaria.. Gli edifici che circondano tali monumenti sono pertanto moderni e, in alcuni casi avveniristici, come accade proprio al Duomo che ha, alle proprie spalle, lato Reno, un grande edificio ultramoderno, il museo Ludwig. E’ il risultato di un paziente e tenace lavoro di ricostruzione fatto dai tedeschi nell’ultimo mezzo secolo, probabilmente con i soldi degli stessi americani. Per l’appassionato di architettura romanica ciò è ininfluente in quanto la ricostruzione è stata fedele ai modelli originari e sono state eliminate le sovrastrutture delle epoche successive che ne alteravano le linee originali. Non è la stessa cosa che toccare le pietre degli antichi scalpellini, ma questo è. In ogni chiesa puoi vedere dei pannelli con le stampe che riproducono l’aspetto delle chiese nel ‘400-‘500 o oltre, le foto delle distruzioni belliche e il paziente lavoro di ricostruzione. Il Duomo ovviamente può attendere. Visitiamo invece lì vicino un’altra perla del Romanico:
SS Apostoli (1200 circa)


Colonia, SS. Apostoli, abside

All’interno le strutture portanti, pilastri, lesene e semicolonne sono in pietra di taglio di arenaria dei colori di Spira o grigio, mentre le pareti al di sopra degli archi della navata centrale e le volte sono intonacate bianche. Le volte sono costolonate a sei spicchi. I pilastri sono alternati. Un triforio, composto da bifore con colonnine nero ardesia, adorna la navata centrale tra gli archi e il cleristorio. I transetti sono due, uno ad occidente, l’altro sulla crociera ad oriente e sono della stessa altezza della navata.. Due torri scalarie esagonali sono ai lati dell’abside orientale, due quadrate sulla facciata occidentale che porta anche, all’incrocio del transetto occidentale, una torre quadrata più grande. Un matroneo nano sotto il tetto, con archetti, gira tutt’intorno all’abside orientale, il transetto orientale e la torre ottagonale.
Cena in albergo, a cospetto del nostro laghetto. Un primo all’italiana, un secondo alla tedesca e Marisa anche un gelato.
6° giorno, 29 Giugno
Giornata intensa di visite a chiese locali, tutte belle ed importanti:
San Gereone (IV secolo, ristrutturato nel 1069-1227)


Colonia, San Gereone, abside
  
E' la più antica chiesa della Germania e risale al IV secolo.La struttura a pianta ovale decagonale con nove absidiole, risalente ad unacostruzione romana, mescola forme romaniche e primo-gotiche. Sul lato est è stato aggiunto un lungo presbiterio terminante con abside semicircolare; sul lato ovest l'ingresso è preceduto da un nartece.All'esterno due torri quadrate fiancheggiano i lati del presbiterio, inoltre, quattro torri cilindriche più piccole ai lati del corpo decagonale hanno probabilmente funzione di sostegno della navata unica. Spessi contrafforti con archi rampanti sostengono la struttura dove mancano le torri.L'interno è a quattro livelli, sopra le absidiole vi è un matroneo con aperture a bifore e trifore. Più in alto sono due ordini di finestre con vetri policromi, più piccole quelle basse, decisamente più slanciate e gotiche quelle più in alto.



Colonia, San Gereone, interno


Anche le absidiole al piano terra portano finestre gotiche con grate metalliche moltoelaborate.I muri tra le absidiole sono fasciati con semicolonne. Le semicolonne centrali salgono fino a raccodrarsi ai costoloni della volta. Le semicolonne laterali sostengono archi altissimi a sesto acuto che incorniciano ilmatroneo e le finestre del primo livello. Il colore della pietra è, di base, ocra però pietre più scure grigie o rosse tappezzano qua e là colonne muri. Sotto il presbiterio, rialzato, c'è la cripta che custodisce reliquie dei re Magi.

(953 cripta e 1200 chiesa attuale)

Sant’Andrea
Colonia, Sant'Andrea, capitelli



Esterno con tre torri, due sui lati dell’abside ed una, esagonale, sulla crociera. Abside poligonale con finestre allungate con alte vetrate policrome. Interno con sistema obbligato o alternato. I pilastri sono molto grandi e ricchi. Tutte le lesene e le semicolonne di cui sono costituiti continuano verso l’alto per raccordarsi, tramite capitelli, ai costoloni della volta oppure, all’interno degli archi, seguono le sagomedelle modanature. I capitelli sono estremamente belli e tutti diversi, con motivi animali e vegetali sottolineati dalla colorazione rossa della parte più interna del capitello. Un triforio elegantissimo con colonnine tra archetti è sotto il cleristorio. Un cornicione tra archi e triforio, è finemente intarsiato. Su un pilastro si vedono alcune pitture originarie. Pilastri ed archi, le strutture portanti, sono in pietra di taglio grigio e ocra, grosso modo alternati, il tutto di grande eleganza. Anche l’esterno è in pietra di taglio chiara, con cornicioni scuri.La chiesa ha doppio transetto. L’ingresso è dai lati delle navate laterali.
Visitiamo finalmente la Cattedrale, all’interno, che ovviamente non descriverò. E’ grandiosa. Tutto è esagerato. Le vetrate sono tutte colorate.

Gross San Martin (1152)


Colonia, Gross San Martin


Esternamente una torre quadrata enorme, con quattro torri esagonali molto più piccole ai quattro angoli, conferiscono un aspetto molto particolare. La vicinanzasulla riva del Reno e la relativa vicinanza alla Cattedrale la inseriscono d’obbligo nel panorama della città. Questa costruzione, ben visibile dall’altra parte del Reno, quanto il mastodontico Duomo, di notte illuminati l’una con colori caldi l’altro con colori freddi, è la torre della crociera della chiesa. La struttura della chiesa è del tipo a trifoglio, come descritto in altro articolo di questo stesso blog, a proposito di Santa Maria in Campidoglio, che, comunque vedremo fra poco. Vale a dire che ha presenta tre absidi: quella in fondo alla navata e i due bracci del transetto, tutti uguali.L’interno è in pietra grigio-chiara abbastanza uniforme, campate in corrispondenza di ogni pilastro. Ha un triforio a trifore tra le arcate della navata e le finestre del cleristorio. Doppio matroneo nel transetto.
Santa Maria in Campidoglio (690 in epoca merovingia e ricostruita nel 1065) (Vedi anche Wikipedia).
La forma a trifoglio della chiesa è ben evidenziata dalla pianta. Si riportano le immagini delle statue di madonne ivi presenti:



Colonia, Santa Maria in Campidoglio, pianta
Santa Maria in Campidoglio, Madonna







Santa Maria in Campidoglio, Madonna



Santa Maria in Campidoglio, Madonna


Santa Maria in Campidoglio, Madonna



SAnta Maria in Campidoglio, Madonna



Santa Maria In Campidoglio, Madonna


Santa Maria in Campidoglio, madonna

Decidiamo di fare la foto canonica di Colonia cioè della città e dei suoi principali monumenti ripresi dall’altro lato del Reno, ma sono le otto e mezzo ed il sole non ne vuol sapere di andare a nanna. Allora scegliamo di andare a mangiare ad un ristorante vicino al Duomo, dal nome che ne indica inequivocabilmente la provenienza: “Cosa nostra”. E’ vicino al Reno. Mangiamo bene e siamo serviti da un Ispano che conosce tutte le lingue, compreso l’italiano. Non abbiamo fretta perché verso le undici è ancora molto chiaro. Il punto migliore per riprendere in un’unica immagine i principali monumenti, è il ponte stradale sul Reno dove, per effetto della ripresa leggermente laterale, nell’immagine notturna della Città compaiono in sequenza, da sinistra: il Rathaus con la torre quadrata, Gross St. Martin, con la bella torre quadrata con  quattro torrini ottagonali agli spigoli e il Duomo



Colonia, veduta notturna


7° giorno, 30 giugno
Le chiese che abbiamo riservato ad oggi sono un po’ da intenditori, tanto che la prima non si riusciva a trovarla. Eppure …
San Pantaleone (964)



Colonia, San Pantaleone


E’ una delle chiese più antiche di Colonia. All’ingresso della chiesa, come in tutte le chiese che abbiamo visitato, è esposto un ricchissimo cartellone relativo alla stagione dei concerti per organo. La facciata è un Westwerk, l’unico incontrato dopo Maria Laach, due torri laterali con al centro una grande torre bassa quadrata. La struttura ha pochi fronzoli, come si addice alle più antiche chiese romaniche. All’interno, soffitto a cassettoni dipinti con colori vivaci. Pareti spoglie con archettiabbozzati sopra alle arcate della navata centrale. Un delizioso matroneo è al latooccidentale.
Nel cortile esterno che gira intorno alla chiesa Marisa si diverte a fotografare un delizioso scoiattolo molto vivace che salta da un albero all’altro. Questo in pieno centro città.
San Severino (XIII secolo, successivamente rimodellata secondo lo stile gotico)


Colonia, San Severino, interno



Un’unica grande torre quadrata sul lato occidentale sulla facciata. L’interno ha un aspetto pre-gotico, con archi a sesto acuto sul lato occidentale e nel coro. Tutti gli elementi strutturali sono di pietra grigia. Le pareti e le volte sono bianche ad intonaco.
San Cuniberto (1215-1247 su chiesa precedente del 663)




Colonia, San Cuniberto



E’ l’unica chiesa dove, al momento della nostra visita, era in corso una funzione religiosa: un matrimonio con tanto di accompagnamento di musica per organo.Sei robuste torri, cinque quadrate; esagonale quella occidentale centrale. L’interno èin pietra di taglio grigia per pilastri, archi e parte bassa i generale; intonacato bianco il resto, compresa la volta. Un triforio a colonnine scure e capitelli dipinti con colori vivaci, separa gli archi della navata dal cleristorio.
Un po’ di shopping al centro, con acquisto di una borsa molto sfiziosa per Paola ed acqua di Colonia 4711, il capostipite dei profumi moderni, inventata nell’ottocento come farmaco tutto-fare e poi utilizzata per profumare. Cena in albergo, stanchissimi.
8° giorno 1 luglio
Il timore di non riuscire a trovare all’aeroporto di Francoforte il luogo di riconsegna dell’auto ci fa soprassedere dal visitare, lungo il percorso, la cittadina e la cattedrale di Limburg, splendida chiesa tardo-romanica. La vediamo da lontano e la superiamo. In effetti i timori sono infondati perché la segnaletica, perfetta, ci porta direttamente al deposito dell’auto della Hertz. Consegniamo l’auto e facciamo sei ore di attesa prima dell’imbarco. Il tempo a Francoforte è buono, ma non così a Malpensa, dove un temporale, proprio sulla zona, consente a noi di atterrare per un pelo, ma poi un diluvio blocca molti voli, anche quello che ci dovrebbe portare a Napoli. Attesa snervante, un panino con prosciutto, come ultima chance per mangiare qualcosa, panino al latte, guarda un po’, fregato proprio in Italia, e poi l’incertezza della partenza che dovrebbe essere alle 20,50, ma che si protrae, con il timore della soppressione, fino all’una circa. Non so se saremmo partiti comunque, sta di fatto che i nostri compagni di viaggio, prevalentemente napoletani con famiglia e tanti bambini, chiamano la Polizia quando il volo scompare dai monitors e, poco dopo, riappare, penso, grazie al loro intervento. Noi napoletani siamo abituati a conquistarci coi denti quello che ci spetta e che abbiamo regolarmente pagato. Arriviamo a Napoli alle due passate e, dulcis in fundo, non troviamo il bagaglio della stiva. Reclamo scritto. L’indomani, ancora all’aeroporto. Visitiamo i bagagli senza padroni, tantissimi. E’ avvilente, il locale dove dovrebbero essere conservati sotto chiave è stracolmo e i nuovi sono accatastati lungo i serpentoni del nastro trasportatore. La funzionaria ci spiega: questi sono di oggi, quelli di ieri e via dicendo. Però loro si interessano, una volta individuato il bagaglio, di inviarlo a destinazione, generalmente all’albergo del malcapitato. Penso che non ritroveremo mai più la nostra valigia. Poi, sul monitor dei bagagli smarriti, troviamo il nostro che partirà alla sera, con lo stesso volo. Ritorno dopo cena all’aeroporto, alle 22,30, all’arrivo del volo da Malpensa e, con gran sorpresa, la nostra valigia appare tra le prime. All’uscita, gran confusione di viaggiatori in arrivo e familiari in attesa. Noto un signore che porta al guinzaglio un bell’esemplare di Pastore tedesco, abbastanza giovane, manto testa di moro. Il povero cane è trascinato tra la selva di persone, distrattamente. All’improvviso il cane strattona il padrone, un uomo ben messo, e lo trascina da una parte, scartando decine di gambe. Poco dopo padrone e cane ritornano con una ragazza beccata con la droga. E’ impressionante il fiuto di questi cani che riescono a sentire quell’odore in una selva di odori umani e dei relativi profumi. Fine del viaggio.
A parte la coda a sorpresa, è stato un bel viaggio nel quale abbiamo visto quasi tutto quello che ci eravamo riproposto, tranne quelle mete troppo lontane e, già in partenza, in forse. Se il tempo fosse stato più clemente avremmo potuto vedere Maastricht, non lontana da Aquisgrana, ma lì il tempo era proprio brutto e non volevamo saltare il ricco carnet di appuntamenti già fissati a Colonia. D’altro canto era tutto prenotato e le deroghe non consentite. Ed abbiamo fatto bene perché la lingua ci ha creato non poche difficoltà. Le improvvisazioni, alla nostra età, non ce le volevamo consentire. Abbiamo visto uno spaccato significativo del Romanico doc della Germania renana. I monumenti visitati erano tutti diversi tra loro. Certo, lo sapevamo in partenza, è mancata la varietà che solo decisi cambi di zona avrebbero consentito. Ma bisognava pur lasciarsi lo spazio per il prossimo viaggio.




Anche l’interno è bicolore con pilastri ed archi in materiale scuro che spiccano
contro i muri in tufo giallo o le volte intonacate in bianco.
Secondo la tradizione delle grandi chiese romaniche tedesche, ha due absidi alle
estremità della navata centrale, e sei torri, tre ad occidente e tre ad oriente.
Sul lato occidentale c’è il westwerk che è un avancorpo con funzioni civili e di
ospitalità per notabili ed imperatori che dal primo piano seguivano anche le funzioni
religiose.
Il westwerk presenta un piccolo chiostro al centro del quale è la fontana della foto.
Questa ricorda l’Alhambra di Granada, a testimonianza dell’influenza che, già in
quell’epoca, la cultura araba esercitava sulla civiltà occidentale.
Chiesa abbaziale di Maria Laach (Coblenza)

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