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mercoledì 22 febbraio 2012

Viaggio a Istanbul, per la ricorrenza dei 40 anni di matrimonio






 
 
 
 
 
 
 
 
 

Moschea Blu
 
 
 
 
 
Viaggio a Istanbul
per la ricorrenza dei 40 anni di matrimonio 9 -13 giugno 2005
 
Еίςτην πολιν, verso la città, è il significato in lingua greca antica, alquanto storpiato nel lnguaggio corrente, del nuovo nome dato a Costantinopol nel 1928, quando la capitale della Turchia fu spostata ad Ankara. Il primo nome che si conosca è invece Bisanzio, da quello del cittadino megarese che vi si insediò nel 667 A. C. circa. Il nome di Costantinopoli le è stato dato da Costantino nel 330, che la rifondò più grande. Strano quanto durano a morire i nomi. Bisanzio, pur avendo cambiato nome per volere di una persona molto importante, sopravvisse per oltre un millennio nei termini: impero bizantino, stile artistico e cavilli burocratici. A proposito, nelle trattative in corso per l'ingresso della Turchia nella Comunità Europea, io metterei il ripristino della denominazione di Costantinopoli o meglio Bisanzio della Cttà, come segno di un volgere di nuovo il suo sguardo verso Occidente.
 
Punti di vista
 Ogni città ha uno o più punti di osservazione privilegiati che ti
consentono di coglierne il carattere. Così Roma dal Pincio, Parigi dal Sacro
Cuore o dalla Tour Eiffel. Londra, in verità, con i grattacieli costruiti di recente,
essendosi votata alla modernità ed alla trasformazione, è meglio non vederla
in panoramica; persino la City è in rinnovamento ed i vecchi edifici
seicenteschi ad un piano stanno scomparendo e con essi una certa idea della
città. In tutte queste città ed in molte altre il punto di osservazione ottimale è
in alto.
Per Istanbul non è così.



Il ponte Galata di sera




Il Corno d’Oro
Lo chiamano Corno d’Oro per via dei riflessi dorati che il sole del
tramonto disegna sullo specchio d’acqua che s’insinua serpeggiando tra il
promontorio-penisola della vecchia Istanbul (quartieri Serraglio, Sultanahmet
e Bazar) e il versante dei nuovi insediamenti (Beyoglu). Da un punto di vista
geografico si tratta della foce di una serie di fiumi che nascono nell’interno
della Tracia e confluiscono nel Bosforo al punto di innesto con il mar di
Marmara. L’orientamento è NO-SE, pertanto, al tramonto, specie in
corrispondenza del solstizio d’estate, quando c’eravamo noi, il sole tramonta
in fondo al fiordo del Corno d’Oro, dietro le alture. Infatti le due coste che
affacciano sul Corno d’Oro sono in dolce pendenza verso il mare partendo da
una quota di circa 30-50 metri.
La veduta migliore, non solo del fenomeno, ma di tutta la città è sul
ponte di Galata che taglia il Corno d’Oro alla fine, di fronte alla costa asiatica.




Tramonto sul Corno d'Oro dal ponte Galata


Il ponte è a due piani ed il posto migliore per osservare la Città e
coglierne lo spirito, ed anche gli odori, è al piano inferiore, quasi sul pelo
dell’acqua. Lì sei praticamente al centro della città ed abbracci (o meglio sei
abbracciato) tutti i "pezzi" di questa megalopoli: il promontorio dell’antico
insediamento, la parte nuova che, in costa europea, costeggia il Bosforo, e la
parte asiatica, vicinissima, che, incantata dalla visione di moschee e minareti,
pare voglia avvicinarsi il più possibile alla Città europea. Da quel ponte tutto
questo è reale e ne senti il profumo ed il vociare della gente, oltre a veder
svettare le moschee circondate da minareti, le chiese bizantine e tutti gli
edifici importanti lungo. Vedi il degradare delle alture del promontorio del
primo insediamento e quello degli altri versanti. E poi la senti palpitare dalle
innumerevoli imbarcazioni di tutti i tipi e misure che ti passano davanti e
congiungono, in un frenetico andirivieni, tutte le coste. Volendo, un punto di
osservazione dall’alto esiste ed è anche molto interessante: è la torre di
Galata, lì vicino, in alto, dal lato di Beyoglu, e consente di godere della veduta
del Corno d’Oro e di buona parte di quello che puoi goderti dal ponte.
Ma non è la stessa cosa.



Santa Sofia e moschea Blu. Sullo sfondo il mar di Marmara



Il ponte Galata visto dalla torre e dietro il centro antico



Ma come mai cominciare delle note di viaggio di una città cominciando
dall’acqua? Non è poi così strano perché, come per parlare di Venezia, è
lecito iniziare dai canali che, come una rete, avvolgono e permeano quella
città, così per Istanbul, i tre pezzi di cui è costituita hanno il loro punto
d’incontro sull’acqua, proprio in prossimità del famoso ponte. Questo
sostituisce uno più antico in legno, pare molto più caratteristico, sempre a
due livelli, spostato più a monte. Il livello superiore del ponte di Galata ospita
la sede stradale, quello inferiore, quasi sul mare, ospita bar e ristoranti. Solo
la parte centrale non ha il piano basso ed è destinata alla navigazione. Una
terrazza al centro del ponte consente di godere la vista del sole al tramonto
sul Corno d’Oro, solcato da imbarcazioni di tutte le dimensioni. Così al
tavolino di uno dei localini sotto il ponte si può godere il panorama della città
sorseggiando un tè alla mela. La vista dal basso inoltre mette in risalto cupole
e minareti delle moschee e tutti gli edifici storici della Città.
Sul parapetto superiore del ponte, da ambo i versanti, a qualunque ora
della giornata, ma in particolare alla sera, una fila ininterrotta di canne da
pesca raccolgono dal generoso mare incredibili quantità di sardine.



Pesca sul ponte Galata, sullo sfondo, la torre omonima



Sul lato sinistro, verso la città vecchia, c’è l’imbarcadero di Eminonu,
per le altre località delle coste ed in particolare per quelle della costa asiatica.
Nell’attesa dell’imbarco puoi assaggiare un panino alle aringhe, grigliate al
momento. Ed è un via vai continuo e frenetico su quello spiazzo
animatissimo. Di là anche noi, nell’ultimo pomeriggio, ci siamo imbarcati su
un piccolo battello per il giro della costa.



L'imbarcadero di Eminomu


La costa europea del Bosforo è sicuramente la più interessante per la
presenza, lungo la stessa, di antiche e nuove residenze in parte utilizzate per
ristoranti, festini e matrimoni, in parte ancora in uso quali residenze di
nababbi e credo anche delle autorità politiche e delle autorità istituzionali.
L’escursione lungo il Bosforo di solito prosegue fino al ponte sospeso, il
quarto al mondo del suo genere, utile per raggiungere la costa asiatica in
auto (come avevamo già fatto noi al mattino per toccare il suolo del nostro
terzo continente). In verità sul versante asiatico non sembra ci sia molto da
vedere: ancora antiche ville trasformate in ristoranti, ma meno fastose delle
dirimpettaie e qualche superstite casa in legno, sopravvissuta alle ingiurie del
tempo.



Le tre coste dalla torre di Galata a Beyoglu



La via più animata di Istanbul, anche di domenica, con negozi
regolarmente aperti, è Istikal Caddesi, nel quartiere di Beyoglu (di cui dirò
dopo), le cui vetrine portano prodotti con le firme che trovi a Roma, Milano e
Napoli nel quartiere di Chiaia: Armani, Versace ecc., a prezzi impossibili. Per
il resto è prevalente l’edilizia anonima moderna, a villette ma, in alcuni rioni
con complessi multipiano tipo Centro Direzionale di Napoli. Questo in tutta
Istanbul appena fuori dalla ristretta area prossima al nucleo primitivo.
In verità, per questa città vale la triste constatazione che la
globalizzazione sta interessando anche l’edilizia delle periferie, rendendole
terribilmente simili in qualunque parte del mondo, e se non ci preoccupiamo
di salvaguardare le strutture edilizie e le identità culturali dei centri antichi,
non avremo più bisogno di viaggiare.
Tuttavia per Istanbul esiste un altro problema e cioè che è una città che ha
avuto il privilegio di essere, forse per più tempo di ogni altra nel Mediterraneo
(a parte l’Egitto, in altre epoche), capitale di un impero: per mille anni:
capitale dell’ impero romano d’oriente, di quello bizantino, e poi di quello
ottomano, fino agli inizi del ventesimo secolo. Questa continuità però l’ha
pagata perché il nuovo ha divorato il vecchio, specie quando non ne
rappresentava la continuità. Così, di presenze romane poche o niente: pezzi
di fortificazioni ed un tratto di acquedotto. Ma quello che sorprende è la
scarsezza di testimonianze bizantine, che per mille anni hanno rappresentato
e garantito la continuità della civiltà occidentale, anche per noi.
La chiesa di Santa Sofia, da noi visitata, e le altre tre o quattro presenti,
sono gli unici splendidi esempi dello stile bizantino, con mosaici bellissimi a
tessere minutissime, con le immagini dei santi stilizzate da icona, colonne
con originali capitelli cavi a volute floreali, tutti diversi tra loro, un matroneo
vastissimo da cui si gode la veduta d’insieme della chiesa e la luce delle
aperture. Da un sondaggio che appare su un intonaco di un muro, si
intravede ancora un pezzo di mosaico a sfondo d’oro, e dimostra che la
chiesa nasconde ben altri tesori, oltre a quelli restituiti, che non sappiamo se
si abbia la volontà di recuperare.
Sono ben conservate, invece, e ne costituiscono la principale attrazione
turistica, le testimonianze architettoniche, culturali e di divertimento del
recente impero ottomano, di cui la Turchia attuale costituisce la continuazione
in sedicesima.
Ma andiamo con ordine.

Il viaggio
Il viaggio da Roma a Istanbul è stato preceduto da un trilemma su come
raggiungere l’aeroporto della Capitale: in auto, la mattina del volo (bisogna
partire troppo presto e c’è l’incognita del traffico sul Raccordo Anulare); per
treno, stessa levataccia e il fastidio dei tre trasbordi Cumana, Metropolitana,
Ferrovie dello Stato. Prevale una terza soluzione più comoda, da turisti avanti
con gli anni: partenza per Roma la sera precedente, in treno, pernottamento
da zia Ninotta, ottima occasione per salutarla, l’indomani in taxi a Fiumicino. Il
traffico a Roma è incredibile e non conviene fare affidamento sugli
spostamenti sia in Città che sul Raccordo Anulare, se si hanno tempi
stringati.
Viaggio comodo anche se l’aeroporto di Istanbul ha un vento costante,
forse laterale, che fa ballare gli aerei sia in atterraggio che al decollo, come
se i piloti fossero tutti alla prima esperienza di volo. Tempo discreto, come in
Italia, ma nei giorni successivi abbiamo indossato tutto quello che ci eravamo
portato. In particolare le foto mostreranno che il giorno successivo, venerdì,
con la visita al Topkapi le foto degli interni, bellissimi, sono tutte mosse.
All’aeroporto l’uomo dell’agenzia ci aggrega, per la sera, ad un gruppo
di escursionisti italiani che fa il giro della Turchia.



Il nostro Cicerone per una sera



Così siamo accompagnati all’albergo nel quartiere di Taxim, nuovo e
frenetico, sull’altura del Beyoglu, dov’è la torre di Galata. Fa parte di una
serie di alberghi costruiti in un’area ristretta, pedonalizzata e ben sorvegliata
dalla polizia. Subito ci conducono alla visita della moschea del Solimano e
cena in un locale caratteristico, dove, distratti dalla compagnia, mangiamo,
tra l’altro, un’invitante insalata mista fresca. Tutta la cucina è pepatissima.
Ripareremo dopo alla imprudenza di aver mangiato cibo crudo prendendo
una compressa ciascuno di Bactrim. Nessuna conseguenza. Ad un altro
locale si fuma il narghilè e si beve tè alla mela. Passeggiata notturna in
centro, alla piazza detta del sultanato (Sultanahmet), sulla quale affacciano la
Moschea Blu e Santa Sofia.



Moschea Blu dalla piazza Sultanahmet




Santa Sofia dalla piazza Sultanahmet



Il Topkapi
L’indomani, sabato, comincia per noi la parte fai da te, con visita al
Topkapi. I taxi sono frequentissimi e lo spostamento dall’albergo al centro
antico costa circa 10 delle nuove lire turche (1 LT=0,7 Euro circa). La
complicazione monetaria è costituita dal fatto che questa moneta è in vigore
da gennaio scorso e costituisce una rivalutazione di un milione di volte della
vecchia moneta, di aspetto simile. Così circolano contemporaneamente oltre
alla nuova Lira, metallica (che, guarda caso, somiglia molto all’Euro), e la
vecchia cartamoneta da un milione. Questo consente a qualche disonesto di
tentare di imbrogliare l’improvvido turista, non noi, rifilando un milione (che
vale una lira) per 10 Lire.
Il Topkapi è ubicato sulla parte terminale della penisola nel quartiere del
Serraglio e quindi guarda sia il Corno d’Oro sia il Mar di Marmara, sia il
Bosforo e la vicina costa asiatica. E’ il più antico sito abitativo di Istanbul.
Sicuramente è presente in epoca greca, intorno al 660 A. C. A ridosso di tale
quartiere vi sono il Sultanahmet, già menzionato e il quartiere Bazar che
visiteremo.




Complesso del Topkapi, sullo sfondo il mar di Marmara



La giornata, da un punto di vista meteorologico, non è delle migliori,
perciò le foto di esterni vengono piatte e quelle degli interni, mosse. Quello
che sorprende subito è la ripartizione degli spazi esterni. Dappertutto targhe
in ceramica con la sigla di Solimano I. A parte il viale d’ingresso, gli spazi tra i
vari edifici, tutti ad uno, massimo due piani, che costituiscono il complesso,
sono a misura d’uomo e ricchi di verde. Abbondano, anche all’interno, le
fontane e le vasche per le abluzioni. Negli interni, le pareti sono
generalmente decorate con piastrelle multicolori che portano motivi
prevalentemente floreali. E’ un’apoteosi di disegni e colori di cui alla fine ti
resta solo la meraviglia e le poche foto non mosse. Gli interni non sono
monumentali come nei nostri palazzi reali, ma sono di dimensioni umane e
tutto mostra la vivibilità ed il comfort raffinato di chi vi è vissuto.



Topkapi, una delle porte di accesso



Topkapi, iscrizione



Topkapi, la sigla di Solimano, onnipresente



Visitiamo i vari edifici del complesso tra cui ovviamente la tesoreria con
i preziosi tra i quali il pugnale che ispirò il film "Topkapi".




Maioliche del Topkapi



Maioliche del Topkapi




Topkapi, maioliche dell'Harem



Topkapi, fontana con vasca



Il punto più bello e spettacolare del complesso è un balcone con un
piccolo gazebo con copertura in oro, posto ovviamente al margine di una
fontana e dal quale si gode la vista del Corno d’Oro.



Topkapi, gazebo panoramico


Staresti le ore a vedere il via vai di traghetti ed imbarcazioni di tutte le
misure che solcano quello specchio d’acqua.
L’altro gioiello del complesso è l’Harem, costituito da una serie di
ambienti non grandi e cortili, anch’essi di dimensioni contenute. Tutti arricchiti
di maioliche fregi e ornamenti di gran gusto. Pare che nei momenti migliori
ospitasse fino a 300 concubine, oltre agli eunuchi ed la personale di servizio.
In verità in tanti dovevano stare un po’ stretti. Nell’Harem comandava la
madre del sultano e subito dopo la favorita. Era il regno degli inciuci ma
anche del comando effettivo del sultanato.

Santa Sofia
Al pomeriggio visita a Santa Sofia e poi alla vicina Moschea blu. La
differenza tra una basilica cristiana ed un moschea è che le prime possono
essere a croce greca o latina, a più navate e con o senza matroneo. Le
moschee sono degli ambienti totalmente vuoti, generalmente a pianta
quadrata, sotto un’immensa cupola e, come pavimento, un grande tappeto
che prende tutto l’interno e porta un disegno, tipo preghiera, ripetuto
all’infinito, orientato verso La Mecca. Così è anche l’interno della Moschea
blu, le cui stupende maioliche che ne ricoprono completamente le pareti
interne, non sono visibili da vicino, perché lo spazio riservato ai visitatori è
minimo, né fotografabili. Santa Sofia è bellissima, a pianta centrale
sormontata da una enorme cupola, altissima. Intorno alla struttura centrale
gira una navata che, in fondo, si raccorda con l’abside. Il piano superiore è un
ampio matroneo dal quale si ammirano i capitelli a motivi floreali vuoti dentro
e tutti diversi tra loro. Dopo i mosaici sono la cosa più bella della basilica.



Santa Sofia, mosaico con la Vergine, Giovanni II e l'imperatrice Irene




Santa Sofia, capitello traforato


Quello che potremmo definire tamburo della cupola centrale porta una
doppia serie di finestre che, unite alla luce proveniente dal matroneo ed
anche dalle aperture al piano terra, conferiscono particolare luminosità a tutto
l’interno.

Moschea blu
La Moschea blu è molto più bella dall’esterno, con l’infinità di cupole
che circondano quella centrale ed i ben cinque minareti a due o tre terrazze
che le fanno da corona e, come gendarmi, la proteggono. Essa è l’emblema
della Città e la domina. Non c’è veduta d’insieme o scorcio fotografico che
non riporti la sua inconfondibile struttura. In verità i tesori dell’interno, costituiti
dalle maioliche, dal cui colore la moschea prende il nome, sono poco visibili
al turista.



Moschea Blu, interno, cupola centrale


A proposito di fondamentalismo islamico, l’impressione che abbiamo
avuto, dopo aver visitato due paesi islamici: Egitto e Turchia, almeno
relativamente a quello che abbiamo visto, è che sono molto più frequentate,
per motivi di culto, le chiese cattoliche che le moschee.

Gran Bazar
Sabato mattina visita al Gran Bazar. Pare che sia uno dei centri
commerciali più grandi in assoluto con oltre 5000 stands. In effetti la struttura
originaria è essenzialmente una doppia galleria incrociata, con diramazioni
laterali, tutte coperte. Le strade di accesso inoltre ospitano molti altri negozi,
che gli fanno da anticipazione. La merce esposta è molto varia:
dall’abbigliamento per le danzatrici di danza del ventre ai lumi coloratissimi in
vetro (di cui mi sono pentito di non aver comprato un esemplare), ai prodotti
in oro, e logicamente ai tappeti. Il grosso è produzione caratteristica del luogo
e, in un’era di globalizzazione dei mercati, è quasi un miracolo che non sia
diffusa altrove. L’oro proverrà in parte dal Tarì, però i monili che abbiamo
preso per Marisa e Paola, sono fatti in stile orientale.



Gran Bazar, interno



Gran Bazar, lampadari in vendita


Al pomeriggio saliamo sulla torre Galata, sull’altro versante del Corno
d’Oro, per ammirare il panorama della Città. La torre fu costruita dai genovesi
nel ‘300 per il loro quartiere e successivamente utilizzata per scopi difensivi.
Oggi ospita due ristoranti ai piani alti. Dalla balconata stretta all’ultimo piano
si domina la Città. Da non perdere. Per varietà e bellezza sia della natura dei
luoghi che per le opere realizzate dall’uomo, è una veduta di città che non
invidia affatto quelle che si vedono dalla torre Eiffel o dal cupolone.
Scendiamo attraverso delle viuzze deserte fino al ponte omonimo. Qui
rimaniamo fino al tramonto a goderci la pesca miracolosa dei numerosi
pescatori dal ponte, il via vai incredibile di traghetti e imbarcazioni di ogni
misura e forma che fanno la spola tra le tre sponde, la tavolozza incredibile di
colori che il sole disegna sul mare, a mano a mano che si nasconde dietro la
città. Lo spettacolo va goduto dal piano inferiore, quasi sul pelo dell’acqua,
dove sono bar e ristoranti.


Il terzo continente

L’indomani mattina, domenica, prendiamo il taxi per visitare il ponte
sospeso sul Bosforo e raggiungere la costa asiatica, mettendo così piede sul
terzo continente, dopo Europa e Africa. Il ponte è gigantesco ma non bello;
ad una sola campata sorretta da due piloni. Sulla costa asiatica visitiamo il
palazzo Beylereyi, una residenza-museo, di metà ottocento, con un bel
giardino intorno, utilizzata nelle grandi occasioni e per ospitare personaggi
importanti. Al momento della nostra visita nel giardino c’era una festa di
matrimonio molto borghese. Peccato che il pilone del ponte, in costa asiatica,
cada proprio nel giardino della villa. L’interno è sfarzoso, con il primo
ambiente che porta al centro una vasca con fontana molto raffinata. Sono
splendidi anche i lampadari boemi di vari colori. Con noi c’era una famiglia
americana con ragazzi che con i loro videotelefonini riprendevano tutto,
anche il modestissimo gabinetto "turco" costituito da una semplice base in
pietra con un buco al centro. In tutto quello sfarzo era l’unica nota stonata e la
particolarità fu subito ripresa dai terribili ragazzi. Piccoli capolavori sono due
costruzioni gemelle, ma ben separate, poste nel giardino in riva al mare, che
fungevano da spogliatoi maschile e femminile, prima del bagno nel Bosforo.
Chi si bagnava spero dovesse ben sapere quello che sperimentò Mimi e cioè
che la corrente è fortissima e se sai nuotare come Sabino ti ritrovi in pochi
minuti nel mar di Marmara.



Giardino di palazzo Beylerey, festa in giardino, sullo sfondo il ponte sul Bosforo



Il taxi ci porta fino all’antica Scutari, di fronte al promontorio del centro
antico, oggi ancora quartiere di Istanbul. In epoca greca era definita città
d’oro per le ricchezze che accumulava con i pedaggi ai transiti marittimi sul
Bosforo. Non a caso il re Mida era di queste parti. In effetti pare sia molto più
antico l’insediamento in terra d’Asia, appunto dov’era Scutari. Lo sviluppo
dell’area dell’attuale centro antico di Istanbul pare fosse ostacolato
prevalentemente dalla difficoltà di approvvigionarsi di acqua dolce. Le cose
cambiarono con l’arrivo dei romani che realizzarono imponenti opere: cisterne
ed acquedotti (a noi familiari), di cui restano tracce, che consentirono a
Costantino di elevare la città posta in quell’area a capitale.
Interessante, ma non visitabile, è uno scoglio vicino alla costa asiatica,
all’imboccatura del mar di Marmara: la torre di Leandro, dalla quale la marina
turca controlla il traffico sul Bosforo.



Torre di Leandro


Al ritorno una passeggiata alla Istikal Caddesi, nei presi dell’albergo.
Pur essendo domenica i negozi sono tutti aperti e vendono merce europea
grandi firme. La strada è pedonale, al centro corre il binario di un tram antico,
credo risalente all’epoca della presenza inglese. L’ho filmato, è molto bellino.



Tram a Istical Caddesi


 
Giro in battello
Il pomeriggio ancora in piazza Sultanahmet, sulla quale affacciano sia
la Moschea Blu che Santa Sofia e che rappresenta il cuore dell’antica
Costantinopoli, e poi all’imbarcadero di Eminonu dove ci imbarchiamo su un
battello che fa il giro della costa. Costeggiamo prima il Beyoglu dal quale si
affacciano grandi e importanti dimore molte delle quali al momento
ospitavano feste di matrimonio o di altro genere. C’è anche la residenza
denominata Dolmabahce Saray, imponente edificio in stile neoclassico che è
stato l’ultima residenza degli imperatori ottomani. All’altezza del grande ponte
il battello si sposta sul versante asiatico e lo costeggia fin quasi alla torre di
Leandro. L’edilizia della zona, come già detto, non è molto interessante, a
parte alcuni Yali ben conservati. Gli Yali sono costruzioni eleganti nate fino
all’epoca Liberty, di cui poche sono in buono stato di conservazione. In
queste, si ripeteva la scena di tavoli apparecchiati, banchetti e
festeggiamenti. Al momento dell’approdo è sera e le moschee ed i loro
minareti vengono illuminati, spiccando sullo sfondo scuro della città, offrendo
uno spettacolo irripetibile, unico.
Si torna in albergo dove ceniamo, unici ospiti.
Abbiamo riempito i quattro giorni di permanenza di immagini e
sensazioni offerte da una città magnifica. Sono stati colti appieno il fascino
della porta d’Oriente e lo spessore bimillennario di una città che ha dominato
ad oriente ed in occidente. Abbiamo colto anche, più spesso nei giovani, una
forte attrazione per il modello di vita occidentale, contro la quale il
fondamentalismo islamico sta lottando.
Durante il volo di ritorno facciamo il conto di quello che non abbiamo
fatto o visto: i resti romani, le altre testimonianze bizantine e la Istanbul
notturna. Colpa del turismo fai da te, con il perenne timore di essere bidonati
e di non sapere dove dirigersi. La città infatti brulica di giovanotti che parlano
bene la tua lingua e che si offrono da accompagnatori per acquisti ed
escursioni. Questo è un pericolo da evitare.











































 

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