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giovedì 8 marzo 2012

Il Duomo di Amalfi

Il Duomo di Amalfi


Facciata


Un salto ad Amalfi è sempre un’escursione piacevole per noi campani, anche se
bisogna mettersi l’anima in pace nell’affrontare l’ultimo tratto da Maiori. Il guaio,
oltre agli incroci con autobus e mezzi pesanti, che puoi fare solo in alcuni tratti
leggermente più larghi della tortuosissima strada, è che non puoi fermarti un attimo
per riprendere le innumerevoli inquadrature che ti si offrono alla vista. D’altro
canto, l’alternativa Gragnano, Agerola, Ravello non è più comoda e quando siamo
andati noi era interrotta.

Torre campanaria


Nonostante il tempo fosse incerto e fossimo ancora all’inizio della primavera, il piazzale del parcheggio
autobus, sul porto, era pieno. Turisti di nazionalità non ben definibile,
genericamente dell’Europa orientale, affollavano la cittadina.
Abbiamo parcheggiato abbastanza lontano, per me, e siamo
corsi a visitare subito l’interno del Duomo perché, come al solito, era quasi
mezzogiorno e, per quanto riguarda le chiese, c’è sempre il rischio di trovar chiuso.
Ma qui, trattandosi di un l uogo turistico, non c’era questo rischio.
Il percorso è obbligato: si entra nel “Chiostro del paradiso”, si passa nella prima chiesa,
quella del “Crocifisso” e dopo nel Duomo vero e proprio, passando per la cripta.
Le vicende storiche ed architettoniche del complesso sono riportate diffusamente
sulla Rete (vedi, ad esempio, la voce su Wikipedia). Il fatto, per chi cerca le strutture
architettoniche originali, è, spesso, decifrare l’originale dalle stratificazioni e dagli
interventi successivi. E, al Duomo di Amalfi, interventi ce ne sono stati.
La facciata è stata rifatta nel XIX secolo da Enrico Alvino e poi rifatta di nuovo,
nello stile pressoché originale, a seguito un crollo. Insomma, facciata neogotica e
 corridoio trasversale antistante con influssi moreschi.


Chiostro del paradiso



Il chiostro del paradiso è molto bello ed originale: colonne binate fittissime molto
semplici, senza basi, con capitelli essenziali a forma di semicerchio che reggono archi
molto allungati con i costoloni piatti che si incrociano, individuando figure
geometriche in stile decisamente moresco.
Delle due chiese visitate in successione a me è piaciuta quella del Crocifisso, credo
sconsacrata.

Affresco


E’ a tre navate. La navata centrale ha colonne che reggono archi leggermente allungati.
Al di sopra, un matroneo a bifore e, più in alto, il cleristorio. Sul lato nord il matroneo
è aperto e le bifore sono, in effetti, delle finestre. Non c’è transetto.
Marmi intarsiati simili a quelli della Cappella palatina di Palermo, di fattura un po’
più primitiva, sono qua e là.


Marmo intarsiato



Chiesa del Crocifisso



La chiesa principale, il duomo vero e proprio, ha aspetto barocco, per la profusione di stucchi e marmi con tarsie.


Duomo, interno

Le arcate a tutto sesto sono rette da pilastri che nascondono le
colonne originali che si intravedono qua e là. Il soffitto è a cassettoni, bello ma
anch’esso non originale. Le navate laterali hanno soffitti a vela. La chiesa è molto
buia perché la navata centrale è illuminata soltanto da piccole finestre di forma
ovale presenti solo sul lato sud.



Il mare di Amalfi





Qualche foto del panorama, piatta e senza contrasti, per via della copertura del sole,
e via.

mercoledì 7 marzo 2012

Viaggio a Berlino nella ricorrenza dei 45 anni di matrimonio

VIAGGIO A BERLINO
in occasione dei 45 anni di matrimonio




Berlino, Rechstadt


 
Questo Natale nostra figlia Paola ci ha regalato, comprato da Expedia, un volo con soggiorno a Berlino di cinque giorni, che poi sono diventati sei perché non c’era più il volo di ritorno. Un regalo fatto con molto anticipo e graditissimo perché mia moglie Marisa aveva espresso il desiderio di visitare il futuro in architettura, dopo tanto passato che io le ho offerto negli anni precedenti.
Berlino è una città problematica per il visitatore. Non è antica, né avveniristica come Dubai. E’ vecchia nella parte Est dove la ricostruzione è iniziata prima, è un cantiere nella parte Ovest. Ma non è una regola assoluta. Gli architetti dei cantieri di cui parlavamo non prediligono la verticalità perciò, nonostante prevalga l’utilizzo di acciaio e cristallo, le nuove costruzioni sono in genere a dimensione umana. Certo, lo skyline è interrotto qua e là da qualche edificio svettante come il palazzone della Opel verso Alexander Platz o quello della Mercedes, molto simile, o alcune arditezze svettanti nell’area di Potsdamer Platz, anche di Renzo Piano che qui ha lavorato moltissimo, come vedremo. Ma in genere siamo alle altezze di massimo 20 piani. Ma molti edifici sono anche più bassi. Eppure qui lavorano alacremente i migliori architetti di livello internazionale.
Di conseguenza, anche documentare con foto quest’architettura è problematico, se non riesci a dominare il gioco delle riflessioni, il gioco di specchi, che queste superfici ti presentano. E poi bisognerebbe visitare gli stessi luoghi anche di notte, cosa che non faremo per pigrizia, per coglierne i giochi di luce e colori delle illuminazioni artificiali che, da quanto letto qua e là, sono straordinari.
Per quanto detto, è meglio non cercare l’antico a Berlino, ma il futuro, il futuro dell’edilizia architettonica.
Paola ci ha prenotato una stanza all’Hotel Radisson Blu, nella ex Berlino Est, con vista sulla Liebknecht Strasse, che è la prosecuzione di Unter den Linden (sotto i tigli), il bellissimo viale, largo 60 metri, che, da est, conduce alla porta di Brandeburgo. La precisazione è necessaria perché le stanze che danno sulla Sprea ed il Duomo, lateralmente,  sono più care, mentre quelle che affacciano nel cortile interno, dove c’è però una sorpresa, sono più economiche. Però le stanze sono tutte uguali, molto razionali e ben insonorizzate. Non mancano le suites ai quattro angoli, ma non vi abbiamo sbirciato. L’albergo è un enorme quadrato con oltre centoventi stanze per piano e di piani ce ne sono sei. Il cortile interno, coperto di vetro, come tutti gli edifici moderni che visiteremo, ospita la reception, ed un bar.



Radisson Hotel, acquario

Ma, al di sopra del bar, ad un’altezza di circa cinque metri, campeggia una gigantesca vasca di pesci tropicali formata da due cilindri coassiali largo circa sei metri,quello esterno, ed alti una dozzina. E’ l’Aquadome, una meraviglia che anche i berlinesi vengono a fotografare e che viene visitata dall’interno con un ascensore che scorre al centro dei due cilindri già detti. Fantastico!
I taxi non sono cari, 7-8 Euro in città, 20 circa da e per l’aeroporto.

Il Viaggio.

Mercoledì 9 giugno, ore 17,50 da Napoli Capodichino con volo Airberlin diretto per Berlino, con arrivo verso le 20.
Trasferimento in taxi al Radisson Blu Hotel e cena al ristorante dell’albergo. La stanza ha una bella vista. Oltre la strada, di fronte a noi,  Karl Liebknecht Strasse, un prato con tigli, e, dietro, il Municipio in mattoncini rossi. A destra corre la Sprea, il fiume di Berlino, e poi si vede l’isola dei musei di cui parleremo. Oltre si intravvede il viale “Unter den Linden”, della quale la strada del nostro albergo è la prosecuzione.


Fernsehturm


 A sinistra oltre il Municipio la chiesa di Marienkirche e in fondo Alexander Platz con la gigantesca torre per telecomunicazioni Fernsehturm alta 365 metri, immancabile e anche troppo invadente, nello skyline di Berlino.

Giovedì 10 giugno.
In taxi a Potsdamer Platz.



Sede della Filarmonica di Berlino

Visitiamo, dall’esterno, l’edificio della Filarmonica di Berlino, una visita d’obbligo per degli appassionati di musica classica come noi. Purtroppo è chiuso e non possiamo visitare l’interno, così particolare con le sue sezioni per il pubblico tutt’intorno all’orchestra e con la sua acustica perfetta progettata da Sharoun.



Sony Center, atrio centrale




Sony Center, copertura  atrio
Visitiamo il vicino Sony Center progettato da Helmut Jahn, con sette edifici che individuano uno spazio di incontri, con fontana al centro, per metà sospesa. E’ coperto in acciaio e vetro, come vedremo in tutti i centri nuovi costruiti nella città e porta in prossimità della copertura, dei teli che attenuano i raggi solari, non la luce. L’esigenza, come per tutti gli altri spazi coperti che incontreremo, è quella di offrire vivibilità in ogni stagione, specie con il clima di Berlino.



Potsdamer Platz, resti del muro
Nei pressi del Sony Center c’è un pezzo del muro che ha diviso in due la città e il mondo, per tanti anni, oltre quelli del solo filo spinato.



Potsdamer Platz, edificio di Renzo Piano

Nei pressi c’è l’edificio a prua di nave di Renzo Piano a fianco della torre degli uffici Daimler Crysler di Kollhoff.



Centro Arkaden di Renzo Piano

Non lontano visitiamo lo shopping Center Arkaden realizzato da Renzo Piano con gli splendidi edifici che lo delimitano. Il centro è costituito da una lunga passeggiata su tre livelli, coperta in vetro. Il tutto ospita un centro commerciale con negozi e punti di ristoro. Qui, a Potsdamer Platz, Piano ha lavorato moltissimo non solo sulla organizzazione degli spazi, ma anche nella costruzione degli edifici.



Alexander Platz


Nel pomeriggio ci rechiamo a piedi, data la non eccessiva lontananza, nella direzione opposta della città, verso Alexander Platz. Lungo la strada fotografo l’insegna un negozio che la dice lunga sulla stazza di molti berlinesi, in particolare le donne.


Taglie forti


Infatti io e Marisa, quando incontravamo uno di questi supergrassi, scommettevamo su quante X fossero la loro taglia. Alexander Platz è una vecchia piazza-mercato che forse in passato ha avuto una propria identità, oggi è un luogo degradato, con gente di tutte le nazionalità e senza un ruolo. A fianco si erge la torre per telecomunicazioni Fernsehturm alta 365 metri, eretta dai tedeschi della Germania Est e che, secondo noi, a prescindere dalla sua bellezza, è un pugno negli occhi nello scenario del luogo. Saliamo sulla parte bassa della sfera e la giriamo tutta, ammirando la veduta prevalentemente di Berlino Est, con i suoi palazzoni di case popolari, mentre la parte nuova della Berlino Ovest, ricostruita dai grandi architetti moderni, era più distante. Non saliamo sulla parte alta della sfera che porta un bar-ristorante girevole, con rotazione completa in circa mezz’ora, perché c’è da aspettare molto.
Cena al ristorante dell’albergo. Al bar dell’albergo, quello sotto l’acquario, prendo un paio di caffè espressi passabili al giorno, a tre euro l’uno. Mi sono azzardato a prendere una bottiglia d’acqua per la notte. Me ne hanno consegnata una da tre quarti al prezzo di  8 euro e mezzo. Credo che sia la cosa più cara, in senso relativo, pagata a Berlino. All’indomani andremo ad un supermercato nei pressi e compreremo bottiglie da un litro e mezzo ad 80 centesimi. Come dappertutto!

Venerdì 11 giugno.


Porta di Brandeburgo



Quadriga

Visita alla porta di Brandeburgo, dopo aver percorso in taxi tutta la “Unter den Liden”, doppia strada larga 60 metri, con doppio filare di tigli e spazio al centro tipo Rambla di Barcellona, ma non animata come questa. I tigli sono stati piantati nel dopoguerra perché il quadruplice filare degli stessi alberi, piantato nel ‘700, quindi plurisecolare, fu tolto da Hitler per consentire le sfilate delle armate della sua propaganda. L’edilizia, di epoca Germania Est, è di buon livello, di uniforme altezza e con i negozi delle più grandi firme, da Bugatti a Ferrari, grandi stilisti e simili. E’ il top da un punto di vista commerciale della città.


Unter del Linden

La porta di Brandeburgo è un simbolo malinconico sia del periodo nazista che della divisione della città, non più. In prosecuzione della Unter den Linden, oltre la porta, si estende il parco verde del Tiergarten, un bosco cittadino che si estende fin quasi al quartiere di Charlottenburg di cui vedremo qualcosa.
Ci spostiamo a destra di un centinaio di metri dalla porta di Brandeburgo, verso il Bunderstag, chiamato ancora, con nome antico: Reichstadt. E’ la sede delle attività del Parlamento della Germania dopo lo spostamento da Bonn.



Reichstradt, cupola di  Norman Foster



Cupola del Reichstadt, giochi di specchi


L’edificio ha la forma quadrata con quattro torri angolari, sulle quali sventola la bandiera tedesca. La costruzione, rifatta, è in stile neo rinascimentale con colonne ioniche ed ospita le attività del Parlamento tedesco, peraltro distribuite anche in una pletora di edifici di architetti moderni, nei pressi. Il terrazzo di copertura, accessibile dal lato ovest, tramite ascensori, porta una grande cupola in acciaio e vetro realizzata da Norman Foster e rappresenta per noi, e non solo per noi, l’icona di Berlino. Essa, nata per dar luce alla sottostante sala del Parlamento, è uno dei principali punti di attrazione per i visitatori della Città, con la doppia cupola, nella cui intercapedine salgono i visitatori lungo un camminamento che conduce fino all’oculo del culmine, godendosi il panorama della Città a 360 gradi. Al centro, un cono rovesciato di acciaio e vetro irradia la luce in basso sul soffitto, pure in vetro, dell’aula del Parlamento. E’ un sistema costruttivo che, con varianti, abbiamo già incontrato e incontreremo ancora. Francamente non so chi l’abbia adottato per prima, ma evidentemente ha funzionato ed è stato adottato da molti.
E’ una giornata insolitamente calda per i berlinesi che si sono riversati in massa sui prati per prendere il sole a torso nudo, mentre le ragazze si sono prontamente spogliate, indossando mises minime e calzando le infradito che, come calzature, trovo particolarmente sexy.
Prima di cena ci godiamo il transito, sulla vicina Sprea, dei battelli panoramici gremiti di berlinesi festanti. Fanno il giro dell’isola dei musei.
Ceniamo ad una steak-house nei pressi.

Sabato 12 giugno
Ricorrenza dei 45 anni di matrimonio.
Visitiamo il complesso di tre edifici con corte centrale ma comunicanti tra loro, facenti capo alle Gallerie Lafayette.


Magazzini Lafayette



Magazzini Lafayette, interno



Edificio del complesso Lafayette, parallelepipedo di rottami d'auto




Edificio del complesso Lafayette, punto di ristoro


Sono a metà della Unter den Linden, sulla sinistra e sono denominati complesso 205, 206 e 207, dei quali l’ultimo è l’edificio delle Gallerie Lafayette. Si tratta di tre edifici quadrati con corte centrale, uguali per dimensione, ma diversi per forma sia esterna che interna. I tre edifici sono collegati tra loro nel piano interrato e formano un unico grande complesso commerciale dove puoi trovare di tutto, dalle grandi firme di Dior e Armani, a prodotti più abbordabili, molto carini. Logicamente le corti sono coperte con soluzioni di acciaio e vetro, in modo che tu entri e resti al coperto finché non hai percorso tutti gli stand dei tre edifici. Anche la copertura dell’edificio Lafayette presenta un cono di vetro centrale, con la punta in basso, per distribuire la luce ai piani inferiori. Il cono  di vetro crea effetti luministici e di riflessioni molto interessanti. Ogni complesso ha una propria identità strutturale. Il piano interrato è occupato prevalentemente da punti di ristoro, i più frequentati, di cui i berlinesi pare non possano fare a meno in ogni ora del giorno.
Esternamente sono diversi tra loro: L’edificio Lafayette è in vetro con un angolo, quello che affaccia verso Unter den Linden, arrotondato. Gli altri due edifici sono in pietra e in stile retrò ma diversi tra loro.
Il caldo di ieri è solo un ricordo e, specie nel pomeriggio bisognerà indossare pullover di lana e giacconi.
Nel pomeriggio ci rechiamo nella vicinissima isola dei musei che è un’isola nata con la parziale deviazione della Sprea, nel ‘700, forse per deviarne una parte del corso nei periodi di piena ed evitate l’allagamento del Duomo che si trova, come detto, a fianco dell’albergo, sulla sponda opposta del fiume. Su quest’isola il regime della ex Berlino Est ha concentrato la maggior parte dei siti museali, tutti nello stesso stile neo greco-romano, con colonnati, timpani, statue ed altri elementi architettonici tipici di un tempio greco.



Altes Museum


E’ una non scelta architettonica attuata dal regime precedente che però si adatta bene ai tesori in essi custoditi, vale a dire tutti i reperti delle campagne di scavi effettuate sin dal ‘700 dagli archeologi tedeschi, i veri inventori dell’archeologia. Cerchiamo di visitare il Pergamon Museum, tra i più importanti, ma è momentaneamente chiuso e, ironia della sorte, non visiteremo neanche nei giorni successivi e solo a tempo scaduto sapremo che è stato riaperto. Francamente l’organizzazione in questa circostanza ha fatto un po’ di confusione e ci siamo cascati in molti, specie chi non conosceva la lingua.
Cena al ristorante dell’albergo.



Duomo


Domenica 13 giugno
Mattina. Visita dell’Altes Museum, quello a fianco del Duomo, sulla piazza, che conserva i reperti della Mesopotamia e greci più antichi. C’è anche la statua della testa di Pericle, che ancora oggi, incute una forte emozione.
Pomeriggio. Andiamo in taxi a visitare un altro luogo simbolo della seconda guerra mondiale e che è stato lasciato a ricordo e testimonianza della tragedia provocata dal nazismo, si tratta di quello che chiamano cipria e rossetto. E’ una chiesa bombardata, il cui campanile è mezzo diroccato.



La cipria e il rossetto



E’ la Kaiser Wilhelm Gedrachtnis kirche. Hanno ricostruito la chiesa nello stesso luogo, con altro campanile, in stile completamente differente, per far spiccare meglio il rudere. E’ dalle parti dello zoo. Tutt’intorno un fervore di lavori e il quartiere, oggi socialmente non dei migliori, si trasformerà radicalmente come penso sia già accaduto in altri quartieri.

Lunedì 14 giugno
La partenza è alle sei di sera, perciò c’è il tempo per un’altra visita, questa volta al Neues Museum che custodisce importanti reperti egizi tra cui la statua della testa di Nefertiti, famosissima per la sua fiera naturalezza. Non si può fotografare. Sono custoditi anche molti papiri egizi.
Lasciato l’albergo con il suo splendido acquario tropicale trascorriamo le ore che ci separano dalla partenza bighellonando tra il duomo e i giardini con tigli nei paraggi.



Vendita di ricordi


All’angolo del ponte che collega la terraferma con l’isola dei musei un venditore di pezzi di divise, in particolare cappelli dei vopos della vecchia Germania Est dimostra che ci sono ancora, dopo vent’anni, dei nostalgici di quell’epoca tremenda. Sono imitazione degli originali, ma tanto basta a dimostrare che chi viveva bene a quell’epoca la rimpiange, infatti, anche sulla base  dei risultati delle elezioni recenti, i nostalgici del vecchio regime sembrano molti.
Il taxi ci accompagna all’aeroporto nazionale di Berlino, per il volo Airberlin verso Monaco di Baviera dove, al volo, è il caso di dire, prendiamo la coincidenza per Napoli. Arrivo puntuale prima delle 20, bagagli ritrovati.