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venerdì 3 febbraio 2012

La Chiesa di Santa Sofia a Benevento

La Chiesa di Santa Sofia a Benevento
domenica 30 marzo 2008, 21.26.04 | occhidoro



Campagna beneventana



Da  noi, sul lungomare di Pozzuoli, i tamerici avevano già iniziato la loro fioritura  colorando di color corallo chiaro i rami, ma a Benevento era ancora inverno, un altro clima, solo qualche cespuglio spontaneo qua e la era fiorito, il resto riposava nella quiete invernale. Eppoi, bisogna dire che la stagione fredda quest’anno vuole prendersi tutto lo spazio che le spetta ed anche altro. La Città di Benevento oggi è insolitamente animata, sarà perché è mercoledì Santo e i ragazzi, uscendo dalla scuola, per le vacanze pasquali, si trattengono in centro; sarà per la festa di San Giuseppe, o sarà anche perché, con l’approssimarsi delle elezioni, capannelli di persone si trattengono presso i gazebo dei partiti. E qui di problemi ce ne sono visto che la defezione elettorale di Mastella ha lasciato i suoi elettori in mezzo al guado. Comunque la città è festosa ed accogliente. Poi, la meta della nostra visita è in pieno centro.



Capitello corinzio

   Se dovessi dare un attributo alla città di Benevento direi che è la città dei capitelli corinzi. Ce ne sono dappertutto: nella chiesa di Santa Sofia ovviamente, ma anche nei cortili e portoni dei begli edifici storici nei pressi, oggi tutti sedi di attività pubbliche. Alcuni sono in perfetto stato di conservazione, con un giglio tipo Firenze al centro e sopra una corona (ma questi forse sono più recenti). Abbondano anche antiche statue di leoni. Insomma, anche dalle colonne utilizzate in Santa Sofia, si vede che in epoca romana la città era piena di monumenti e templi importanti ed infatti pare che la chiesa, nell’ VIII secolo, sia stata costruita sui resti di un vecchio tempio di Iside.


Santa Sofia, fontana della piazza e campanile
 Una bella fontana con quattro leoni che reggono un obelisco è al centro della piazza antistante la chiesa e sottolinea la semplice facciata della chiesa, rifatta, mentre il massiccio campanile è distante, sulla destra. Un tempo era più presso la chiesa ma un terremoto lo abbattè proprio sulla facciata della chiesa, mandando in frantumi il protiro che non è stato più ricostruito. Adesso è a distanza di sicurezza.


Facciata

Ma finalmente entriamo. Sappiamo, dalle notizie raccolte su Wikipedia, cosa ci aspetta: un ambiente a pianta centrale con sei colonne disposte ad esagono, con capitelli corinzi, tutti diversi, colonne e capitelli, e di derivazione romana, che reggono l’alta cupola circolare. Un giro più esterno è composto da dieci pilastri rettangolari in mattoncini in cotto e tufo alternati con regolarità e, a finire, nel giro più esterno, il muro di cinta a pianta stellare, interrotta al lato dell’ingresso e, in opposizione, in corrispondenza dell’abside. Un’ardita combinazione di geometrie difficili da realizzare anche perché le colonne sono collegate ai pilastri con archi, costoloni piatti, ben sporgenti in mattoncini e i pilastri alle pareti con altri archi che reggono soffitti a botte. Ma la disparità tra colonne e pilastri ha costretto i costruttori a realizzare complicate evoluzioni, uniche nell’architettura medioevale.
Interno
Ripeto, tutto questo lo sapevamo, ma il colpo d’occhio dell’interno, visto in diretta, lascia ugualmente senza fiato: un’autentica selva di colonne, pilastri, ed in particolare di archi disposti senza un ordine apparente.
La chiesa, nei secoli, ha avuto varie vicissitudini tra terremoti e trasformazioni imposte dagli stili che si sono succeduti. Ma ora è stata restituita al suo aspetto originario anche se non ha più gli affreschi che ricoprivano tutte le pareti. Ne sono rimasti solo alcuni frammenti.


  
Il marmo dell’altare è retto, manco a dirlo, da due grandi capitelli corinzi.


Altare



San Giorgio


Un giro all’esterno dove si evidenzia bene il muro a forma stellata. Le absidi sono tre, semplici. Resti di fregi e statue romani dappertutto. Il chiostro a Nord-Est, bellissimo, non è visitabile. La città domina le valli circostanti da posizione strategica che giustifica l’importanza avuta sempre nei secoli. Oggi queste valli e i pendii sono letteralmente tappezzati di abitazioni rurali, tutte più o meno delle stesse dimensioni e di recente costruzione. Sembrerebbe un esempio di decentramento abitativo, in controtendenza con il resto d’Italia, ma non escludo che si tratti del frutto dei fondi post-terremoto. Così i beneventani, e credo anche gli avellinesi, dove si osserva lo stesso scenario, vivono normalmente in Città, mentre nella casa di campagna tengono gli attrezzi agricoli e vanno ad abitarla quando lo richiedono i lavori dei campi e durante l’estate. Ma è una mia supposizione.

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